Il pensiero è semplice. Quando giri un film scegli l’inquadratura che ti piace. Oppure – con più consapevolezza – scegli quella che ti serve. Poi forse viene un altro step, almeno così mi pare di sentire dentro di me: cominci a capire che quello che ti piace davvero, profondamente, lo trovi solo all’interno di quello che ti serve. Scopri che l’alternativa ti attirava soltanto. Ci pensi su e trovi riscontro anche al di fuori delle inquadrature e del cinema. Ti rendi conto che alla fine ogni minima relazione con le persone e le cose è così.
Forse è un altro modo di dire che non c’è bellezza al di fuori della verità. Però in questi giorni l’ho capito in un modo nuovo. In attesa di superare questo punto di vista, ripenso alla Linea di Cavandoli…
Il pensiero è semplice, ma la mente complicata. Overdosati fino alla nausea da stimoli sensoriali di una caleidoscopica eppure convenzionale realtà. Confusi dal panorama disomogeneo dei nostri stessi desideri, persi tra simboli vuoti di essenza ma pieni di potere. Caotici viandanti dell’essere, apparire, dire, fare, baciare. Senza criterio, senza possedersi ma con la smania di possedere. All’improvviso, nel Vicolo Stretto del Monopoli dell’incoerenza, compare il giardino di un tempio Zen. So perfect, so cute. Un monaco sorride e dice: “La bellezza è nella verità. La verità è dentro di noi. E noi dove siamo?”.
Si consiglia riflettere prima di tirare di nuovo i dadi…