Quando Icaro si avvicina al sole tanto da far fondere la cera delle proprie ali e precipitare, compie una scelta per sé. Esagera nel collocarsi oltre i limiti della condizione umana e ci viene rispedito bruscamente e definitivamente. Ma la condanna della civiltà ellenica nei suoi confronti forse può essere rivisitata.
Icaro desidera il sole. Desidera l’altezza e conosce il rischio ma fa una scelta: non è vita se non raggiungo il sole, che è il principio della luce e del calore dell’esistenza. Raggiungere il proprio desiderio vale la vita e volare è la metafora che meglio rappresenta la cosa. Chiedere per ottenere, dal latino, peto. Ma peto deriva a sua volta da ptéron, che significa ala. Ecco il punto: desiderare significa volare.
Toglieteci i nostri desideri e ci avrete tagliato le ali.
Un aereo pieno di adolescenti è un aereo carico di sogni. Uno di quei momenti in cui la vita è talmente simbolica da sembrare didascalica: il viaggio in aereo con i compagni di classe. La certezza incosciente e meravigliosamente presuntuosa di raggiungere il sole. L’assenza della paura. Il brivido. L’adolescenza è la vigilia permanente di qualcosa, è il venerdì pomeriggio che annuncia un week end interminabile e ricco di emozioni.
Di questo momento vibrante negli anni a seguire tende a rimanere sempre meno. E’ una frase che non scrivo con tristezza ma con entusiasmo e con commozione. La forza attrattiva della vita serviva ad avviare il trapano che avrebbe scavato poi la profondità. Più giù non c’è bisogno della brillantezza e dell’adrenalina perché si aprono territori più silenziosi e più veri. Ma il nostro sistema sociale non la pensa così. Perché la verità vende poco e non conviene spiegare alla gente che ha bisogno di molto meno per essere felice. E quindi?
Quindi alcuni tratti dell’adolescenza rimangono come tratti distintivi di tutta la nostra vita adulta senza che ce ne rendiamo conto. Uno di questi tratti è l’onnipotenza. La certezza di poter arrivare al sole senza morire. Che saremo sempre giovani. Che saremo sempre sani. Che se vogliamo prendiamo un aereo e in due ore siamo ovunque.
Invece un giorno succede che prendi un aereo e in due ore non ci sei più. E non perché ci sia il solito guasto, ma perché qualcuno non si sentiva bene nella propria vita. E ha fatto quello che probabilmente gli è sembrata l’unica cosa o comunque la miglior cosa da fare. La vita ci riporta alla semplice verità: che la nostra onnipotenza è un ipnotico gioco commerciale, che la nostra vita è sistematicamente affidata a qualcun altro. Che lo star bene degli altri attorno a noi non è solo questione di ecologia della mente, ma anche di salvezza fisica vera e propria per tutti.
Essere passeggeri è molto diverso che essere piloti. Riteniamo di essere piloti anche quando non lo siamo perché conviene farcelo credere. Ma siamo passeggeri quasi sempre nel concreto. Dipendiamo da. Ci affidiamo a. Ci fidiamo di. Anche i più renitenti fra noi affidano la propria vita al meccanico, all’elettricista, al chirurgo. E’ essenziale per noi che il meccanico, l’elettricista e il chirurgo lavorino bene, che si siano preparati bene per fare il loro lavoro, che quel giorno mettano la testa in quello che fanno, che siano connessi a se stessi.
Siamo tragicamente disinteressati a come si sente il pilota. Ogni tipo di pilota cui affidiamo quotidianamente la nostra vita. Perché lo diamo per scontato e lo riteniamo un diritto: ho pagato e voglio un servizio ben fatto. Giusto, ma dietro al servizio c’è sempre una persona che lo compie. Sia chiaro, non posso arrivare a prendermi cura di un pilota che non conosco e sull’aereo del quale mi ritrovo a salire. Con il karma non si tratta. Ma posso prendermi cura dello stato interno di tutti quelli che condividono con me anche un minimo tratto di strada. Non lo sappiamo mai: magari un caffè che abbiamo offerto ha salvato delle vite, l’ascolto che abbiamo prestato anche solo per poco ha evitato dei conflitti. Non lo sappiamo e nessuna scatola nera ce l0 dirà.
Possano i ragazzi dell’Airbus 320 della Germanwings, il personale aereo e anche i piloti continuare il loro volo e toccare il sole.