Il mondo negli occhi di Robert Adams è una curva pericolosa. O un interno tranquillo. O una natura contaminata con elementi umani, manifesti a bordo strada, lampioni. O anche solo un’auto parcheggiata davanti a casa, con il tramonto tutto intorno e nessuno in giro. È una “mostra” che non costa niente: digitate il suo nome su google e cominciate a guardare le sue fotografie.
Voglio entrare con voi dentro questa qui, dato che è una di quelle che amo di più.
Rientra tra quelle foto per le quali uno si dice: se fossi stato là avrei potuto farla anch’io. Anzi, se ti capita di farla per caso magari nemmeno la stampi. Forse la butti proprio.
Poi guardi In the Mountains above San Bernardino e sai che è di Robert Adams e quindi escludi che sia fatta a caso. E cominci a chiederti quale sia il pensiero. E scopri di entrare in un mondo che è il mondo negli occhi di Robert Adams. Dove le cose non si collegano per quello che capiamo, né per quello che sappiamo, né per quello che pensiamo. Ma per quello che vediamo.
Il primo livello è un livello geografico. Vediamo una curva. Un’auto che viaggia. Oltre la curva alberi, oltre gli alberi foschia, nella foschia il pendio di una montagna. Forse l’auto procede lievemente in discesa, ma di questo non possiamo essere del tutto sicuri perché potrebbe essere una sensazione che deriva dal punto macchina. Geograficamente, comunque, sentiamo esistere un baratro oltre il bordo strada. Sentiamo che se l’auto andasse dritta precipiterebbe in un dove ignoto.
Il secondo livello è quello autobiografico. Dove si trova Robert Adams? Poco oltre il bordo della strada. Nel mezzo di un viaggio. Non cogliamo elementi che giustifichino uno stop: chi si ferma qui lo fa per un motivo specifico, non ci sono nel campo visivo né punti di rifornimento, né luoghi di ristoro. Se fossero alle spalle non conterebbe comunque, perché nella fotografia l’esistente è ciò che si vede. Questo secondo livello ci dice che Adams è un uomo in viaggio e che ha scelto di fermarsi qui perché ha visto qualcosa. C’è solo un’auto sulla strada, quindi queste strade non sono frequentate, per lo meno non in questo momento. Significa che Adams vuole quell’auto in campo. Altrimenti avrebbe aspettato dieci secondi a scattare.
Anzi, per dirla tutta: significa che Adams ha proprio aspettato quell’auto. E questo ci apre la prossima soglia del senso: in che momento esatto Adams ha deciso di scattare? Che significa: dove si trova quell’auto rispetto al paesaggio?
Benvenuti nel terzo livello – ma sto correndo, potremmo fermarci moltissimo sui primi due, fatelo voi con i vostri occhi se vi piace – quello metaforico. Quell’auto è nel punto in cui si salda la linea discendente della montagna immersa nella foschia con quella aggirante dei paletti a destra. Una linea sinuosa che dal monte misterioso e oscuro, attraverso l’auto in viaggio diventa la linea dei paletti di sicurezza delle strade umane.
La commistione natura / edificazione è un tema centrale per Adams. Le due cose continuano a dialogare, a litigare, a proseguire l’una nell’altra in tutti i suoi lavori. Il mondo negli occhi di Robert Adams è la curva pericolosa della vita dell’uomo che si trova in viaggio, sul ciglio di un dirupo, con un oltre che è un’impenetrabile cortina bianca, con i suoi piccoli paletti di protezione. A metà fra l’istinto della Natura e il buon senso del percorso. Sulla strada sei solo. È la tua strada. È il tuo viaggio.
E, sulla strada, sei bello. Bellissimo. Sei preso da una bellezza che è così bella proprio perché in mezzo ci sei tu che sei in viaggio e non la cogli. Tu vedi il paesaggio ma non ti vedi nel paesaggio. Lo ammiri ma anche lo costituisci. È il credo di Adams: l’intuizione mai disgiunta dalla speranza. Altri prima di te sono passati, vedi la carreggiata così scura? L’altra carreggiata è chiara, come se nessuno pneumatico l’avesse mai solcata. Chissà dove porta quella strada e chissà dove stai andando tu.
Il livello metaforico non può non comprendere anche me che guardo. Sono prima di un bivio. L’altro, quello in auto, ha già deciso. Ma guarda a terra, a destra nell’inquadratura, vicino. Guarda quante tracce di ruote di auto che sono uscite qui. Forse c’è un sentiero sulla destra, forse un ristoro, come dicevamo. Forse niente. Sono uscite e via, come accade a molte persone dalle nostre vite.
E noi non abbiamo ancora deciso cosa fare. Continuiamo il viaggio? Andiamo verso gli alberi? Una bianca nebbia ci aspetta? Robert Adams ci mette in questo momento del tempo che è un punto dello spazio che è un luogo interiore che è un senso metaforico. Perché i tre livelli esplodono se vanno insieme. Ha un senso pensarti qui, ora, proprio tu.
E se ci vai in fondo, senti che da questo bivio passeremo tutti o ci siamo passati o ci stiamo passando ora.
Più sei tu, più sei tutti.
Per questo amo le fotografie di Robert Adams. Perché sono una curva pericolosa nella mia coscienza.