Luca Coscioni diceva che questo è uno strano paese, nel quale il Presidente del Consiglio fa i miracoli e il Papa le leggi. Assisto anch’io come tutti al rovesciarsi di qualunque cosa nel suo contrario. Terremoti materiali e semantici dalle imperscrutabili conseguenze. Sulle macerie a L’Aquila piombano gli autori del nostro cinema, armati di camera e tanta tanta sensibilità.

    Un terremoto – questo semantico – perché di registi e macerie era fatto anche il nostro neorealismo, e la realtà era così forte che si imponeva da sola al racconto. Oggi le macerie non sono più di mattoni. Prima ancora di finire la loro corsa verso il suolo sono già format, speciali, palinsesti, lungometraggi, docufiction.

     Osservo tutto questo fermento in attesa di assistere agli struggenti film realizzati in quei drammatici giorni. Limito le parole e rinuncio alle immagini, rimanendo ancora una volta disorientato dall’ambiguità dei segni quando le “scatole” che li contengono sono malate – o mi sembrano tali. Forse è una posizione comoda, me ne rendo conto. Ma – sinceramente – non me ne viene un’altra.


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  1. Ho trovato su un sito queste parole di Alda Merini. Abbiamo bisogno di poeti, di parole che sanno di silenzio; tiriamoli fuori:
    “La natura sarà arrabbiata con noi. Dio è con noi anche nel dolore, ma noi non possiamo capirlo. Noi non abbiamo gli strumenti per capire la volontà di Dio. Anch’io sono stata ‘terremotata’ da un manicomio all’altro. Ognuno di noi ha avuto le sue scosse, però è nel momento del dolore che bisogna stringere i denti. Noi adesso partecipiamo a questa tragedia italiana, però non fermiamoci al dolore. Stringiamo i denti e andiamo avanti. Dio guarda tutti, ci vede, guarda i terremotati, vede gli infelici e non abbandona il mondo. Io sono sicura. E uno dei mezzi perchè Dio ci ascolti è proprio la poesia, la preghiera, il canto. Anche nel dolore bisogna saper vincere. In questi momenti di tragedia la forza del poeta può aiutare: lui che ha subito, che ha saputo magnificare il dolore credo che serva da esempio per chi è colpito. La mia ignoranza di poeta e di donna non capisce il male. Mi rifiuto. Il silenzio non deve essere un silenzio mortale, ma di rinascita; un silenzio di compassione, ma non di sconvolgimento totale. Guai se si perde la speranza nella nostra forza.”(Alda Merini)

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