Mi è difficile sintetizzare le lezioni importanti. Forse perché le sintetizzi quando le hai profondamente digerite.  Diciamo che ci vuole tempo. Ma è anche vero che alla fine un po’ impari a farlo, e ti consoli del tuo invecchiamento pensando che a qualcosa serva. Una discreta sintesi della sua lezione per me è: ci emoziona solo quello che ci tocca, ci tocca solo ciò che è vero.

        Questi anni sono stati soprattutto una lezione di rigore. Tanto da poterla confondere, a tratti, con un corso di disillusione. E’ solo con il tempo che si impara che dietro il raschiare via ogni superfluo, dietro il non fidarsi delle parole troppo grandi o troppo facili o dette nei momenti troppo convenienti, è solo con il tempo – dicevo – che si impara a non vederci soltanto severità, ma un’autentica passione per le cose vere.

        Non è che le lacrime e i sorrisi non vadano bene nelle storie. E’ che il dolore e la gioia che li provocano hanno un costo altissimo. Che se vogliamo che il pubblico ci si riconosca è necessario andare molto giù, dentro di noi. Anni fa avevo l’idea che scrivere e girare fossero questione di speleologia del cuore. In un certo senso è un pensiero che posso ancora condividere, ma se devo dare un’altra parola chiave della sua lezione direi: semplicità.

        Esiste una superficie delle cose, disponibile per tutti, con la quale tutti interagiamo. Dalla quale sono già evidenti questioni più profonde senza bisogno di parole difficili. La vita quotidiana nella sua concretezza, la tangibilità dei sentimenti espressa in gesti, in azioni fisiche concrete. Semplicità è questo: un nesso diretto e lineare tra il movimento e ciò che lo produce.

      La mia insegnante di cinema, come direbbe Truffaut, non ha  a che fare con la vita del cinema, ma moltissimo con il cinema della vita.  E’ un medico che ha poco a che fare con le cure e molto con il prendersi cura. Di lavoro non guarisce ma rimane accanto. Quando mi capita di prendere le sue mani, a volte dico che sono fatte per togliere il dolore dal mondo. Che storie vuoi raccontare a un medico palliativista ? Cosa può commuoverla in una fiction con tutta la morte che vede ?

       Vive qui con me. Lezioni private tutta la vita sarebbero state troppo care. Abitando insieme giorno e notte, è naturale, due figli possono capitare.  Con loro ho ripercorso da adulto quello che si fa da bambini piccolissimi. A un certo punto si gira la testa. Prima si guarda solo la mamma, poi si guarda verso la direzione del suo sguardo. Gli psicologi attribuiscono a questo momento la capacità di interpretare il funzionamento della mente altrui. Sono quindici anni che ci provo. Girare lo sguardo come fa lei verso la verità, senza paura per la paura che fa.

       Oggi la mia insegnante compie 40 anni. Una volta mi ha detto che nel suo lavoro ha potuto notare come alcune persone credano che la vita sia un diritto, altre che sia un dono. E che questo comporta un modo di vivere e di morire diverso. Non so, è un’esperienza che non ho. Ma un’insegnante gratis – lo dice la parola – è certamente un dono.

0 risposte

  1. auguri, auguri, auguri Giada!!!! I compagni di scuola continuano imperterriti il loro cammino di vita..ed è bello non perderli di vista.
    gigi

  2. Ecco,quando ti segni una data è la volta che te la dimentichi! Con un solo giorno di ritardo mi unisco anch’io algi auguri a Giada con la quale ho il piacere di condividere la ricerca tra “diritto” e “dono” !

  3. Siamo entrambi apprendisti della vita. Sono molto felice che lo siamo insieme. Grazie per questi anni (che sono 17 non 15, comunque). E grazie a tutti per gli auguri.

  4. Giada e Giovanni che, un po’, mi conoscete, sapete quanto io sia da voi distante come condizione di vita. Ma non come sentire.
    Esiste una intensità di percezione che credo possa essere coltivata ed esercitata comunque, quasi indipendentemente dall’oggetto stesso.
    Ho sempre ritenuto che dobbiamo a noi stessi e a Chi ci ha messo al mondo un livello di attività sincero, ma non abbiamo esattamente una esigenza di risultati. Insomma un po’ come dire: “fai”. Spesso darsi e raggiungere degli obiettivi c’entra di più con una questione di fortuna, di opportunismo. Ritengo che a ben altro dobbiamo tendere: garantire un sincero impegno a far migliorare le cose. Riguardo i talenti biblici, non bisogna per forza guadagnarne, occorre mettersi a spenderli/impiegarli. Altrimenti si nega la Creazione e si interviene con un ordine alternativo dove vive Paura e Conservazione.
    Giada ha lo sguardo alto di chi vive. Ed io sono fiero di conoscerla.

  5. Le lettere d’amore mi piacciono molto, soprattutto quando esprimono l’amore senza essere mielose.
    E parlano della vita di tutti i giorni, quella quotidiana, dandole un senso speciale.
    Come se ogni giorno fosse una festa.
    Auguri, a tutti e due. E a tutti e quattro.
    Anna

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