
Ho sentito parlare gente in questi giorni. Ho letto e ascoltato. E maturato qualche riflessione che mi piace condividere, sebbene questo non sia un luogo di dibattito politico. Ma la situazione che si è verificata non è solo politica ed è di proporzioni che erano inimmaginabili fino a pochi giorni fa sia dai vincitori che dagli sconfitti. Fondamentalmente è alla gente del centrodestra che mi rivolgo. Penso che per voi il 30 maggio 2011 sia stata una buona giornata. Una di quelle che può restituirvi l’identità di cui ognuno di noi ha bisogno per vivere. Un elettore di sinistra sa bene che cosa significhi non averne una, non riuscire ad identificarsi in nessun politico, in nessuno schieramento. Perciò dentro di me non rido quando vedo la rabbia e lo scoramento di amici dell’altra parte.
Ma qualche domanda mi viene.
Come si può non capire – per esempio – che la situazione planetaria sta imponendo una trasmigrazione epocale che cambierà per sempre la distribuzione delle razze e delle culture, che nessuna Guardia Costiera potrà mai arginare un fenomeno storico che riguarda milioni di persone? Come si può rispondere fora di ball a questo tsunami etnico cui stiamo assistendo? Fermeremo l’ondata con la motovedetta e la Fini – Bossi?
Come si può non capire che la Storia ha superato l’idea dell’Italia degli Italiani e ruota attorno a quella di Mondo degli Uomini? Nella coalizione del Fora di ball ci sono anche gli amici ciellini, amici credenti. Davvero non riusciamo a immaginare cosa possa significare mettere un bambino su un barcone? Non vi viene il sospetto che stia scappando da qualcosa di ancora peggiore che un viaggio ad alto rischio di morte? Qualche ciellino che eventualmente leggesse potrebbe spiegarmi la compatibilità del rimpatrio dei più disgraziati con Gesù Cristo? Non era quello nato nella grotta perché nessuno degli uomini lo voleva? Qualche Cattolico può spiegarmi perché un Papa non prenda una posizione chiara e irrefutabile su questa situazione?
Già che sono sull’argomento proseguo. So che molti cattolici hanno votato a destra per le questioni morali. Aborto, divorzio, rispetto della vita e della famiglia. Evito le ironie sulle famiglie dei leader del centro destra e sulle abitudini sessuali di alcuni di loro perché non mi interessa fare nessuna ironia. L’aborto è un momento terribile nella vita di una donna e rappresenta il momento finale della vita di un bimbo. E’ sconvolgente. E davvero si può pensare di ridurne il ricorso e l’incidenza proibendolo con una legge? Con le frontiere per l’europa a mezz’ora di volo? Sul serio? Con l’indotto di attività clandestine che l’abolizione dell’aborto comporterebbe? Siamo così sganciati dalla realtà che ci basta la presenza di una legge a pensare che il dolore sia curato e il male risolto? Non è meglio lavorare sui cuori, le menti, la maturazione paziente e difficile di ognuno di noi? Non è meglio creare una cultura innanzitutto di ascolto?
Ecco, ci sono alcune parole che vorrei ricominciare ad ascoltare. Una di queste è la parola allievo. Potranno tornare a chiamarsi allievi dopo che ci siamo smarriti per qualche anno chiamandoli clienti? Potremo parlare di nuovo di percorso didattico dopo che ci siamo confusi con il contratto formativo? Un’altra parola che rivoglio è la parola malato. O paziente. Era finito – e ancora ci si trova – nello stesso cargo dell’allievo: un cliente. Il primario potrà tornare ad essere un primario senza dover fare il manager? Potremo tornare a fruire dei giorni di degenza necessari nel post operazione senza essere rimandati a casa perché l’intervento rende e la degenza costa e bisogna fare spazio al paziente successivo? Un ospedale sarà di nuovo se stesso dopo l’abbaglio della trasformazione in azienda?
Come si può non domandarsi da che presupposto possa venire fuori l’idea di privatizzare l’acqua? Ma davvero vogliamo diventare clienti anche quando abbiamo sete? Anche quando ci laviamo la faccia? Che tipo di mondo abbiamo in mente? Capisco ai piani alti, ma alla base, gli elettori semplici, come fanno a non farsi venire il dubbio che tanta premura nel privatizzare tutto non abbia a che vedere con il desiderio di correggere le disfunzioni del settore pubblico ma con il mero scopo di lucro?
Sì, per il centrodestra il 30 maggio è stato un grande giorno. Questo arraffare, millantare, pubblicizzare, ingannare senza nessun ritegno di alcuni leader non fanno onore a quella destra seria, riflessiva, impegnata che non può non esistere. Che per primo mi auguro possa diventare il pungolo che dall’opposizione costringa la sinistra a migliorare i suoi cronici e disperanti difetti di organizzazione, comunicazione e funzionalità.
Succederanno anche cose brutte in questi cinque anni. Pisapia è un essere umano e non pensa di vivere fino a 120 anni. Lo sappiamo. Sbaglierà e sbaglieranno i suoi, è nel conto e speriamo che alla fine questo conto rimanga positivo comunque. Ma scommetto che tra cinque anni nessun comunista avrà mangiato un bambino. Che gli spinelli gireranno fra i giovani né più né meno di oggi, perché realisticamente sarà così. Che se gli islamici faranno qualche attentato la cosa non sarà connessa ad una eventuale nuova moschea ma ad equilibri ben più problematici e complessi e planetari. Che le brigate rosse non prenderanno in mano le magistrature.
Spero che questi anni ci porteranno a bere un bicchiere d’acqua quando abbiamo sete pensando che stiamo fruendo di un diritto degli esseri umani, che lavoreremo con pazienti e allievi senza pensare alla soddisfazione del cliente ma alle esigenze della persona che abbiamo di fronte, che un extracomunitario trovi l’aiuto di cui ha bisogno e che se non lo troverà non sia perché è extracomunitario. Spero che la Chiesa torni a rappresentare la follia dell’amore totale e senza calcoli perché tra l’altro è questo che dovrebbe rappresentare invece di intristirsi e collezionare figure imbarazzanti con le sue connivenze sbagliate.
Abbiamo l’occasione di rinascere. Milano – e le altre città – la Sinistra che deve provare a governare e la Destra che deve rifondarsi e ridefinirsi. Un buon momento per tutti, al di là di chi ha vinto e di chi ha perso. In questo, sì, il vento è cambiato.
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