L’Aurelia che collega San Remo a Bordighera è insolitamente scorrevole a quest’ora della sera, poco prima di cena e in questa stagione. La crisi, dicono. Intanto che si va e che il tramonto sul mare a tutto invita a pensare meno che a qualche tipo di catastrofe, sentiamo il giornale radio. Riprendo la notizia da un sito per maggior precisione: oggi è l’Overshoot Day, il giorno in cui la Terra finisce le risorse dell’anno. Venticinque anni fa la data cadeva a dicembre, ora arriva ad agosto. E gli studiosi avvertono: l’umanità avrebbe bisogno di una Terra e mezza è il momento di pensare al futuro e di invertire la tendenza. Siamo ancora lontani dalla fine dell’anno e già la Terra è andata «in rosso». Ieri si sono esauriti ufficialmente i beni naturali che il pianeta è in grado di rigenerare in un anno. Praticamente, in soli 234 giorni, anziché 365 abbiamo sperperato tutto quello che la Terra ha da offrire all’umanità.

Samuele ascolta e pone domande. C’è un tempo della vita in cui chiediamo che le cose ci vengano spiegate con semplicità, poi quel tempo finisce e chiediamo di entrare nella complessità delle cose. E’ un congedo che anche come padre devi saper accettare perché è anche un tempo della tua vita che si chiude: ora non sminuzzi più concetti con parole elementari, ora scandagli e distingui, scopri una danza diversa. Non sei più padre di un bambino ma di un pre adolescente che non vede l’ora di muovere le sue prime riflessioni sullo scacchiere del mondo.

Il Dio di Mosé aveva promesso una Terra. Ora bisognerebbe rinegoziare l’accordo. Serve una Terra e mezza con contratto a salire per i prossimi decenni fino ad arrivare in poco tempo a Due Terre. Il nuovo Dio deve promettere Due Terre. Cresciamo ci moltiplichiamo e non possiamo fare a meno dall’I-Pad. Costa un casino essere 7 miliardi, mangiare tre volte al giorno, lavarci tutti e non ne parliamo degli spostamenti.

Il giovane uomo che sta seduto di fianco a me in auto guarda con preoccupazione questo futuro. Semanticamente sto guidando io l’automobile e la cosa mi conduce a pensare che c’è un tempo in cui le promesse sono soprattutto quelle che ricevi, poi diventano quelle che fai. Promettere almeno un futuro, se non una Terra. Promettere significa impegnarsi a forzare gli eventi futuri in una direzione precisa. Una responsabilità vera strettamente connessa al perdono, che è la capacità di cambiare il significato degli eventi che sono già accaduti – un altro modo di creare la Storia, non con i fatti ma con il senso dei fatti.

Allora, la Terra Promessa per me è una terra nella quale poter capire ed essere ciò che veramente sono. Per poter essere quello che sono intendo anche essere amato per quello che veramente sono. E che la cosa sia reciproca. Una situazione fastidiosamente romantica, credo. Ma se guardo la questione delle Due Terre che servirebbero alla Terra, mi sa che non esiste altra via d’uscita. Dovremo rispettare quel che ci sta attorno e quelli che ci si muovono attorno perché altrimenti non sopravviveremo. Una specie di amore costretto, in realtà una lettera durissima che il pianeta ci sta inviando: adesso basta davvero. Se volete vivere piantatela di moltiplicarvi senza misura, piantatela di utilizzare le cose e iniziate a danzare con loro. Con tutto e con tutti. O ve la cavate insieme o non c’è uscita.

Vedo questa strada che sfila con dolcezza sul lungomare. Promettere una Terra a un bambino è troppo per me. Riduco la questione: prometto questo momento. Il momento promesso.  Un momento in cui ti voglio bene per quello che sei e ti ascolto profondamente per capire che cosa sei. Perché è quel che desidero di più incontrare al mondo, qualcuno che lo faccia con me. Credo che sia quel che desideriamo tutti. La soluzione per il Pianeta è troppo grande per chiunque. Il che non significa che non si possa raggiungere: significa che la si raggiunge solo con il lavoro di tutti. Il momento promesso è stare qui con te e starci veramente. Stare anche veramente con l’aria, con il mare, con gli animali. Se lo facciamo la terra si salva, forse.

Il momento promesso dura solo un momento. Ma il momento che passa c’è sempre.

0 risposte

  1. …da questo momento ha inizio un percorso di rivoluzione umana, un percorso di trasformazione interiore che fa emergere il massimo potenziale e possa agire per il bene dell’umanità, primo passo verso la creazione di una società basata sul rispetto per ogni essere vivente…
    Daisaku Ikeda

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