
So che per due punti passa una ed una sola retta.
So che la retta che collega due punti è detta distanza.
So che la distanza in me è detta paura di perdere, di perderli e di perdersi.
So che camminare su una retta è da funamboli e la retta che mi collega al suolo è detta vertiginosa altezza e la vertiginosa altezza è detta ancora paura.
So che per essere due punti bisogna occupare una posizione diversa nello spazio, se no si è coincidenti. E nessuna retta può collegare due punti coincidenti.
So che per restare collegati bisogna camminare sulla retta con un infinito sforzo d’equilibrio.
So che per un punto passano infinite rette ed è da infinite rette che si può cadere.
So che per tre punti non allineati nello spazio passa un solo piano. E so che voglio stare anch’io su quel piano invisibile che vedo davanti a me, sul quale i loro percorsi procedono.
Vivo nell’angolo acuto di queste tre rette che mi incrociano il cuore.
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