So che per due punti passa una ed una sola retta.

So che la retta che collega due punti è detta distanza.

So che la distanza in me è detta paura di perdere, di perderli e di perdersi.

So che camminare su una retta è da funamboli e la retta che mi collega al suolo è detta vertiginosa altezza e la vertiginosa altezza è detta ancora paura.

So che per essere due punti bisogna occupare una posizione diversa nello spazio, se no si è coincidenti. E nessuna retta può collegare due punti coincidenti.

So che per restare collegati bisogna camminare sulla retta con un infinito sforzo d’equilibrio.

So che per un punto passano infinite rette ed è da infinite rette che si può cadere.

So che per tre punti non allineati nello spazio passa un solo piano. E so che voglio stare anch’io su quel piano invisibile che vedo davanti a me, sul quale i loro percorsi procedono.

Vivo nell’angolo acuto di queste tre rette che mi incrociano il cuore.

 

 

0 risposte

  1. Ma anche tu sei un punto e c’è chi osserva il tuo percorso, e i piani che formi disegnando la tua vita. Siamo tutti collegati. Non esistono monadi chiuse, disegnare e osservare i percorsi che intrecciano la nostra vita ci consentono di esserci.
    elena

  2. Ma anche tu sei un punto e c’è chi osserva il tuo percorso, e i piani che formi disegnando la tua vita. Siamo tutti collegati. Non esistono monadi chiuse, disegnare e osservare i percorsi che intrecciano la nostra vita ci consentono di esserci.
    elena

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