C’è – nei film che siamo abituati a vedere – un’impostazione ricorrente, forse perché in quanto consolidata garantisce una risposta da parte del pubblico: il protagonista si ritrova in mezzo alla propria avventura quasi sé nonostante.  Abbiamo già parlato del fatto che nessuno cambia se non vi è costretto, diciamo che la cosa vale abbastanza anche per l’inizio dell’avventura: nessuno corre rischi senza che siano necessari.

    Ogni tanto assistiamo a qualche esempio del contrario. Tecnicamente si definiscono “eroi entusiasti”. Sono quelli che non hanno alcun bisogno di essere costretti all’avventura, ma che la cercano, la creano, ci coinvolgono gli altri.  Sono meno numerosi degli eroi “renitenti” ma può capitare di incontrarli. C’è anche un motivo più profondo per cui di solito gli eroi non sono entusiasti all’inizio della loro avventura. Perché, ad esempio, gli entusiasti sono spesso sfrontati, non temono i pericoli, e  tendono a somigliarci poco. Creare empatia con un eroe entusiasta è sempre più difficile perché di solito noi non andiamo a cuor leggero incontro a un rischio economico, sentimentale, fisico. E di quelli che rischiano, quando gli va male, siamo tutti pronti a dire che se la sono cercata.

    Il mondo intero si fa guardiano dello status quo e tende a scoraggiare, a far meditare, a far considerare tutti i piani di realtà agli eroi entusiasti. Ma essi sono portatori anche di una grande forza. Fieri, ironici, presuntuosi, sfrontati, pieni di carisma, sono convinti di non doversi adeguare a un mondo che non amano, ma che sarà il mondo ad adeguarsi a loro. Sono le persone cui il vero, profondo progresso, è in fondo affidato.  Lady Henderson è una di loro. E la cosa più bella è che si tratta di una storia vera.

    Tecnicamente gli eroi entusiasti pongono un problema di struttura non indifferente. Se è vero che il primo atto serve a costringere un personaggio a partire, ad accettare l’avventura, che se ne fa di quella prima mezz’ora un eroe entusiasta ? Dove lo metto tutto quel materiale narrativo ? Mi si ribalta in mano di colpo: sarà un atto in cui il personaggio entusiasta tenterà di convincere il mondo che quell’avventura varrà la pena di essere vissuta.

    Quasi sempre, l’eroe entusiasta alla fine riesce nella sua impresa. Ma se è entusiasta all’inizio e vincente alla fine, dove sta il film ? Perché raccontare la storia di uno che ha già vinto prima di partire ? Ecco perché l’eroe entusiasta, ancor più di quello renitente, necessita di uno sviluppo interiore di grande respiro. Sarà compito del secondo atto fargli capire che l’impresa non è semplice come pensava, che il resto del mondo non era tutto così stupido. Non a caso la frase più ricorrente che viene detta a Lady Henderson durante l’arco del secondo atto è: “Tu vivi in un mondo tutto tuo, e non ti rendi conto della realtà”.

    Lady Henderson è ferita da questa frase. Anche perché ogni volta che le viene detta è a causa di un prezzo pagato molto alto, un prezzo che lei non aveva considerato bene.  Così si configura un film del tutto anomalo: il primo atto vede la pressione del personaggio protagonista contro il resto del mondo, il secondo vede la pressione della realtà contro la protagonista. Il colpo di scena che chiude il secondo atto è inevitabile: il teatro che Lady Henderson ha fatto aprire per allietare i soldati, viene fatto chiudere. Perché la guerra, perché il dolore, perché la realtà sono più forti della nostra voglia di vivere.

    Ma il terzo atto stringe i tiranti della storia. Il teatro diventa unico rifugio possibile contro un improvviso attacco aereo. I soldati si stipano sulle poltrone e inizia uno spettacolo per l’occasione, non previsto. Vengono distribuiti i fogli con il testo di una canzone, e attori e soldati insieme cantano commossi. E’ il segno del percorso di questa donna che si è compiuto: il suo teatro può vivere solo a condizione che includa sul serio la guerra, il dolore, la morte. Solo a condizione che ne possa far parte la vita vera. I sogni degli eroi entusiasti vanno bene se mettono le ali alla nostra pesantezza e hanno la forza di staccarci da terra, verso il senso autentico delle cose. I soldati che cantano sono il segno visivo di tutto questo. 

    Lady Henderson ha capito che i suoi voli erano senza passeggeri, i passeggeri hanno capito che su quell’aereo valeva la pena di salire.  

     

     

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