Empty theater from the view of the back row

Niente di quello che fai può fare a meno di te. Perché alla fine tutto ciò che ci interessa è vedere la vita accadere veramente davanti a noi. E il luogo in cui la vita accade sei tu. Per questo non ti puoi sottrarre. Così fatto come sei, con i capelli che hai, con gli occhi che hai, con il tuo modo di guardare e di parlare e con le tue emozioni. Paghiamo il biglietto per vedere le cose accadere davvero attraverso di te.

Perciò è legittimo che tu voglia fare delle buone scene. In tutti i teatri del mondo ogni giorno e ogni notte ci sono migliaia di attori che cercano di fare delle buone scene. Tra tutti questi teatri, ce ne sono alcuni in cui gli attori cercano di fare il contrario. E cioè cercano di permettere alle scene di avvenire attraverso di loro. Sai cosa intendo.

Si tratta di fare della tua vulnerabilità la tua forza. È una conversione di pensiero: anziché voler rappresentare la vita a modo tuo, diventare il luogo fisico in cui la vita si presenta a modo suo. E godere del fatto di essere visitato dalla vita che ti ha scelto per questo attirata dal tuo talento.

La questione è semplice: si tratta di cedere il controllo. Essere presente al presente implica non sapere cosa succederà di te tra un secondo, fluttuare insieme a quel che avviene come la foglia sul fiume. Arresa, consegnata all’acqua, non sapendo tra quanto arriveranno le rapide. Ma perché dovresti farlo? Perché cedere il controllo dopo tanti anni di studio impiegati a formarselo?

Per due ragioni.

La prima ragione è che la vita è più forte di te. Se decidi di riprodurla, sarete la vita da una parte e tu dall’altra a imitarla. Se decidi di giocare in squadra con lei, sarà la vita dentro di te ad organizzarti mente muscoli e cuore. Vedi tu cosa ti può convenire. E naturalmente so che ci sono moltissimi attori che hanno avuto un enorme successo seguendo la prima strada. La mia sensazione è che il pubblico cambi a una velocità iperbolica e che un certo modo di imitare e di far finta sia sempre meno sufficiente a convincere davvero.

La seconda ragione è che il controllo non è il comando. Non confondere le cose. Gli strumenti tecnici che hai appreso sono appunto strumenti. Saper usare la voce non significa per forza usarla come una pistola e risolvere così gli imbarazzi dei punti difficili. L’ansia di controllo ti induce a pensare che i problemi si possano arginare con gli strumenti tecnici che possiedi. Sai bene cosa intendo perché anche i registi collaborano a questo equivoco. Fammela più corta. Qui lei è molto più arrabbiata. Arrabbiatissima proprio. Più smorto, più smorto ancora. Smortissimo. Dove non capiamo andiamo di diaframma che tutto s’aggiusta. Grazie, no.

Il comando non ha bisogno del controllo. Riguarda la radice dalla quale fai partire quello che fai. Il comando in un certo senso non ha nemmeno bisogno di sapere come andrà a finire la scena, perché è troppo occupato a viverla. Ha capito che la meta è attraversare davvero l’esperienza di quel dialogo, non farlo in un determinato modo. E quando quel modo sarà comunque fissato – che alla fine è necessario quasi sempre – questo fissaggio riguarderà le azioni fisiche da compiere, non l’esperienza del compierle. Di quella sei sempre padrone tu. Quello è il comando. Cedere il controllo, rinunciare.

Quando progetti e pianifichi a tavolino tutte le svolte psicologiche del tuo personaggio durante la scena, rischi di finire come quella coppia che si scriveva tutto quello che avrebbe dovuto fare durante il rapporto sessuale. Alla fine lei si girerà verso di te e ti dirà la stessa cosa che si dice sempre dopo gli spettacoli fatti così: Alcune cose molto interessanti. Sarà un bel momento. Stampatelo in mente se la ami perché è probabile che sarà anche l’ultimo. Come avviene a troppi spettatori in troppi teatri.

Quando reciti non fare mai a meno di te, non sacrificare al controllo la bellezza della vita. Sei nell’abisso della scena e l’attore che ti sta di fronte è la tua bombola d’ossigeno. Non perderlo di vista mai. Sentilo sempre. Respiralo, dipendi da lui. E portaci con te lungo i fondali.

Vai sul set e divertiti. Vai sul set e divertici.

Buon cammino.

 

 

 

Una risposta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *