La moglie ad attenderlo alla finestra, i bambini festanti che lo accolgono: Eccolo, eccolo! E’ arrivato papà! E’ questa la vita di Bernard. La normalità della sua famiglia. Un amore fatto di quotidianità, piccoli riti che costruiscono una vita. Un bacio e un ciao come va ai due bambini prima di accingersi ad entrare in casa.  La macchina di Truffaut segue l’azione con un dolly parallelo. Ci fa sentire lo steccato della proprietà di Bernard e lo valica.

Ma Bernard non arriva ad entrare in casa. Perché questo sarà il senso ultimo della storia.  Viene richiamato da qualcosa che non si vede, da un rumore. E quando i suoni chiamano da fuori campo spesso stanno chiamando da dentro il cuore. E’ un anticipo di quel che sta per risvegliarsi in lui. All’inizio di questo piano sequenza, Truffaut ha lasciato la casa “nera” fuori campo, a sinistra macchina. Per cui adesso, nel nostro ritorno verso sinistra, vediamo proprio apparire qualcosa che prima non c’era.

Il dolly ripercorre lo spazio verso sinistra macchina, varcando ancora una volta il recinto della casa di Bernard. Truffaut ci fa sentire lo scavalcamento di questo confine. Qualcosa sta per invadere Bernard e Bernard sta per invadere a sua volta. In classico stile di commedia, viene a crearsi subito l’intoppo: il neo-vicino deve fare una telefonata. Ecco il pretesto per il contatto. Intanto che il dolly sempre in piano sequenza si diverte a valicare per la terza volta il recinto, Bernard comincia a parlare con il nuovo venuto e molto peso hanno i due bambini che si accodano giocosi. Perché rivolgono a Bernard precise domande: papà, chi è questo signore? Ma papà, che fino a un attimo fa aveva risposto con un bacio ai loro saluti, ora non risponde più. Inizia la dinamica relazionale tra una famiglia e l’altra e subito inizia lo scollamento di Bernard dal suo nucleo.

E’ ancora in mano ai bambini la chiusa di senso della sequenza. Mentre i due adulti entrano in casa, un bimbo si rivolge all’altro: Perché non continuiamo il gioco di prima ? E’ solo uno specchio di quel che avverrà tra qualche secondo tra gli adulti. Questo nuovo arrivo scombussola tutto anche se per ora lo fa in modo felpato e millimetrico.

Eccoci in casa. La moglie di Bernard offre il telefono all’uomo e si allontana sorridendo. Ma noi vediamo la scena quintata da un muro di pietra con un porta lampada nero che è tutto un presagio. E vediamo la casa di questa famiglia serena farsi labirinto borghese di spazi e di luci diverse. Marito e moglie ora scambiano qualche parola sottovoce per non farsi sentire. C’è già del teatro fra le due famiglie, ma con un classico movimento narrativo, la coppia complice è sbagliata. I veri complici saranno altri ma per adesso le carte sono ancora mischiate. La moglie di Bernard ha ovviamente già osservato che l’uomo è sposato. Si scambiano informazioni e allegramente tramano un po’.

Bernard si allontana verso il fondo della cucina e prende un succo di frutta. Quest’azione sposta la macchina più lontano dal vicino di casa che telefona e lascia la coppia più appartata. E qui viene fuori il discorso sul fare l’amore in giardino. Non si può più, dice Bernard. Dovremo farlo in silenzio, ribatte la moglie. No no, non si può più: ogni volta che metto il sedere per terra mi raffreddo, poi mi cola il naso, davvero no no…

Bellissimo il movimento della sceneggiatura in questo passaggio. Perché la scena si apre con marito e moglie che condividono un pensiero sulla nuova situazione e finisce con il marito che  cambia le regole. L’arrivo di questi vicini toglie spazio al loro amore. Ora, niente più giardino. Eccoci allo specchio di quello che dicevano i bambini: non continuiamo più il gioco di prima.  Truffaut va a nero e per noi suona il gong. 4′:00″.

 

0 risposte

  1. uoha! Continua please..
    Riguardo alla domanda di oggi : “un ragazzo della tua età si avvicinerebbe a questo film?” ti rispondo ora. Se lo facessi vedere a dei miei amici mi sputerebbero in faccia, lo stile visivo, la fotografia e i colori sono troppo semplici rispetto a quello a cui i nostri occhi sono abituati oggi. Blueray, supercontrasti, 3d, Hd, panavision, cinescope ecc rendono questo film “televisivo” anche se invece dietro questa fotografia c’è un mondo. Invece un ragazzo appassionato di cinema, si avvicina per forza a Truffaut, ha fatto la storia, e come in questo caso è un ottimo insegnamento ( e siamo solo a 4′:00”). Ho deciso di avvicinarmi a Truffaut per cultura generale e ho scelto in partenza questo film perchè me lo hai indicato tu. Quindi la mia risposta è No, non facilmente. Bisogna essere indirizzati verso questo film o bisogna amare veramente il “Fare Cinema”.

  2. bellissima l’analisi del film. Inquadratura per inquadratura, sequenza per sequenza, ma anche movimento di attore e di macchina, movimento di luci e di ombre, di spazi, di pieni e di vuoti, quei vuoti che danno senso alle immagini quasi sovrapposte…per poter andare oltre. Così era il cinema. Ora credo che salti tutto, sono cambiati i ritmi del linguaggio, i ritmi della nostra vita. E’ giusto? Certo è così, ma io non riesco a raggiungere l’anima di una storia, come almeno qualche volta prima mi accadeva. E allora, davvero, quel film non lo dimenticavi più.

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