Mi fermo all’incontro con Meleagro, lasciando in sospeso e – spero – provocando la curiosità per come andrà a finire la vicenda di Atalanta. Ma non posso, prima di concludere, non fare uno step di collegamento tra quello che ci siamo detti sul conto di Atalanta e almeno una prima stesura del testo. Farò questo passaggio sulla prima scena, sull’inizio della storia, di cui non richiamo l’analisi perché si trova su questo stesso blog sotto i titoli di Atalanta, I beat e Lettura del primo beat.
Il primo elemento forte è la nascita di Atalanta, sola, contro tutto e tutti. Dev’essere passato con chiarezza e coinvolgimento a un pubblico di bambini, pena la mancanza di empatia. Devono sapere per chi tifare e sentire il loro stomaco nel suo. Al tempo stesso la storia di Atalanta non è la storia di una bambina che nasce con un padre cattivo, ma la storia di una bambina che nasce in un mondo “cattivo”. Cioè malato, alterato, e più grande ancora di suo padre e di sua madre. Ecco perché la scena inizia così….
SCENA 1. EST. NOTTE – DAVANTI AL PALAZZO DI JASO
Buio improvviso. Fragoroso rumore di tuono. Lampi ripetuti illuminano i pochi elementi di scena. Vento, sempre più forte, che sbatte i teli degli schermi (di proiezione delle ombre, n.d.r.). Il sound design ci sommerge con il suono di uno scroscio improvviso e furioso. Nella tempesta, calano due lenzuoli che vengono agitati dal vento. Sui due lenzuoli compaiono le sagome del SERVO e del RE JASO.
Questo inizio ci immerge di colpo in modo traumatico in un mondo agitato. E’ qualcosa di simile all’esperienza che deve avere Atalanta. Per di più, questo mondo agita anche chi ci abita, e difatti le prime immagini che vediamo del re Jaso e del suo servo sono sbattute dal vento, travolte anch’esse e per niente padrone della situazione. Un mondo in cui c’è un forte disequilibrio fra le forze. In un’immagine sola raccontiamo lo squilibrio fra gli essere umani e il pianeta e lo squilibrio fra gli umani stessi, tra un servo e il suo re. Nasce in questa obliquità Atalanta, il cui nome significa: di egual peso. Non si pensa che un inizio così possa essere razionalizzato dai bambini nei significati che noi ci vediamo: si pensa invece che le luci, il suono, la dinamica, possano coinvolgere il bambino e metterlo nella condizione più vicina possibile a quella di Atalanta.
SERVO – Maestà… maestà !!!
JASO – Melete, finalmente ! Che notizie mi porti ?
Iniziamo in svantaggio rispetto ai personaggi. Il re è in attesa di qualcosa e noi non sappiamo di che cosa. Questo fa salire la nostra ansia e il nostro senso di inadeguatezza, dobbiamo rincorrere le parole per capire di che cosa si sta parlando con tanta agitazione.
SERVO – Ah beh… che… c’è… c’è il temporale maestà…
JASO – Lo so che c’è il temporale, balordo di un servo! Dico di mia moglie: ha partorito ?
SERVO – Sì maestà, fortissimo !
JASO – (stranito e irritato) Ha partorito fortissimo ?
SERVO – Ma no: è un temporale fortissimo! Giuro che a memoria d’uomo…
JASO – Giuro che a memoria d’uomo non si ricorda un servo più tonto di te! Vuoi dirmi della regina o no ?
Il genere è lo sguardo che si dà alle cose, va chiarito subito. E’ come una sorta di libretto di istruzioni per un gioco. Un filo di ironia bisogna farlo passare perché questa è una scelta di ottica che è stata presa sulla storia di Atalanta ma – intanto che passa – la scena deve mantenere adrenalinico il conflitto. Per cui servo e padrone, un potente e un sottomesso, litigano all’interno di un mondo in tempesta.
SERVO – Ah già… la regina… Beh, in effetti sì, ha partorito. O per lo meno: tecnicamente ha partorito.
JASO – Tecnicamente ? Che significa tecnicamente ? Avanti ! Ti ammazzo se non parli !
SERVO – No no, per carità… sua moglie ha partorito ma… ma come dire… suo figlio è venuto fuori… una figlia.
Sul silenzio di Jaso una serie di lampi e tuoni in rapida successione.
JASO – Oh questa poi… eh eh eh ! Ma dimmi un po’: ti sembro forse un uomo da figlia femmina io ?
SERVO – Nooo… voi ? Voi siete… un uomo da… figlia… maschio, maestà!
Mi fermo qui, per ovvie ragioni di discrezione su un testo che deve ancora debuttare. Nel loro primo scambio, Jaso e il servo cominciano a parlare del temporale e man mano si spingono a parlare di loro, poi dell’intimità di una donna che deve partorire, infine dell’intimità e della solitudine di un uomo che riconduce tutto questo disordine, lampi, pioggia, parto e aspettative deluse, esclusivamente a se stesso. La scena è concepita come un imbuto che porta tutta la vastità del caos dritta nel cuore di Jaso.
E’ una scena nella quale i presenti sono solo uomini. Ma i fatti stanno accadendo altrove, la storia si sta scrivendo in altre stanza, ed è una storia di sole donne: madre, figlia e probabilmente un paio di serve. La vita viene costruita ed edificata da parti molto lontane da quelle in cui gli uomini ne parlano. E gli uomini leggono la storia scritta da queste donne esclusivamente in funzione di sé e di quel che pensano di essere e rappresentare.
Ecco gli intenti ed ecco il passaggio dall’analisi al testo, anche se su un piccolo frammento e nell’esecuzione di un semplice artigiano come il sottoscritto. Mi rendo conto che forse la promessa al mio allievo non è stata integralmente mantenuta, ma in questo momento su Atalanta non posso dire nulla di più.
Atalanta vi aspetta in scena a primavera…
A primavera allora, tutti con le calze a rete color fucsia……