
“Cambiare significa pazienza, lavoro quotidiano durissimo, alleanze, naturalmente anche con chi governa, capacità di stare nelle contraddizioni, accettare la realtà.
Avere un’idea di cambiamento che deve dare forza a un progetto. Un progetto da condividere, che deve rappresentare la rotta, la strada da percorrere, senza deragliamenti, senza compromessi.
Cambiamenti anche del nostro modo di pensare, di vedere, di attraversare la realtà….”
Mi colpisce moltissimo, perché alla fine raccontare storie è sempre raccontare storie di cambiamento. Ed è anche cambiare insieme alle proprie storie. Poi rifletto su come si sta raccontando oggi, soprattutto in Italia. E credo che ci sia sì voglia di cambiare, ma forse non in direzione di un progetto, del dare forza a qualcosa di comune. Penso al neorealismo e alle sceneggiature scritte a più mani. Ai racconti di Age e Scarpelli su quando si parlava, ci si confrontava, si costruiva insieme.
Qui però è tutto diverso. Nel neorealismo l’Italia si stava ricostruendo. C’erano fiducia, speranza, un progetto comune fin troppo chiaro, nel quale il cinema come ogni altra cosa era coinvolto. Oggi siamo in un piano inclinato, ci sentiamo scivolare lungo questa recessione contro cui nessun cinema può nulla. Dentro a questo rumore crescente, c’è un grande silenzio in realtà. Un’assenza di quella rotta di cui parla Basaglia. Come bisognerebbe fare, oggi ? Come se ne esce…
Lascia un commento