Lo sponsor ha bloccato una parte del lungomare sul porto. Stand, monitor, un palco e relative luci. E’ il modo di accompagnare,  con gusto leggero e una regia sapiente, la regata dei giovanissimi di tutta Europa. Ragazzi francesi, spagnoli, inglesi, italiani e altri ancora, che si sfidano per due giorni di gare. Sto nel mio angolo per girare una parte del backstage dell’evento. Nello stand in cui mi trovo, una batteria di ragazze e ragazzi rifornisce i visitatori di omaggi sponsorizzati.

       Lui è un signore sulla settantina. Ha mille rughe che circondano due occhietti azzurri vispissimi. Ha un eloquio fluente, e un solo divertimento: uscire a pesca sulla sua barca. Naturale che – essendo lui curioso del mio lavoro e sognando io il suo divertimento – ci intratteniamo nei tempi d’attesa. Per me i tempi d’attesa vanno da un evento all’altro, da un’intervista all’altra. Per lui sono tutto il pomeriggio. Una delle domande previste è: “Un tuo sogno nel cassetto?” – Lui si diverte da morire: il sogno nel cassetto non me lo può dire perché c’è la moglie nei paraggi.

       Chiacchieriamo dei problemi di sempre: poco pesce, coste disturbate, acqua sporca. Gente che usa il mare come un luogo privato in cui si può fare quel che si vuole.  Intanto, la batteria formidabile dei ragazzi espone i gadgets in omaggio. La gente si avvicina, studia la situazione. La prima a capire che si tratta di omaggi è la figlia adolescente di una coppia ancora giovane. Obesi tutti e tre, caracollano avanti e indietro per gli stand. Ma quando la figlia spiffera la situazione, il loro sguardo lipidico si risveglia, aggancia la realtà e dà luogo ad una vera e propria mutazione genetica: nel giro di pochi minuti ci troviamo di fronte ad un agguerritissimo team di cavallette fameliche. La parola “gratis” è la chiave per risvegliare quanto di più vitale e ostinato riposi nelle profondità dell’uomo.

       Magliette, felpe, portachiavi galleggianti, maialini salvadanaio. Hanno fame di tutto. Razzolano felici roteando gli occhi e aumentando vertiginosamente il loro ritmo.  Poi arriva la coppia di mezza età. Professionisti. Impeccabili. Lui si piazza dietro la palma e le copre le spalle. Lei avanza difendendosi dietro un sorriso. Chiede gentilmente magliette, felpe e tutto il resto. Poi domanda se si può avere un bicchiere termico in più. Non si può, allora la signora saluta e si avvia. Arriva dietro la palma, si consulta rapidamente con il marito. E’ il turno di lui, mentre lei lo guarda seminascosta. Si avvicina e chiede… se c’è per favore un bicchiere termico.

       – Il problema del pesce che diminuisce è anche un altro – mi dice l’amico con la barca.
Il problema è l’allevamento. Orate, branzini. Qui fuori. Adesso poi proveranno anche le mormore.
– Le mormore allevate ? Questa poi…
– Sì, ci proveranno presto, l’anno prossimo pare.
Penso alle migliaia di pesci rinchiusi nelle reti.
– Ma perché sono un problema per il resto della fauna ?
L’amico ridacchia. Accidenti come si sa divertire alla sua età, è un prodigio bisogna che me ne ricordi quando sono triste.
– Perché? Perché i pesci cagano.
Mi metto a ridere.
– Ah sì, se ne hai puliti un paio lo sai. Ma perché dovrebbe essere un problema ?
– Perché il mare è fatto di correnti e di fondo, e di una popolazione media rispetto al territorio disponibile. Se migliaia di pesci vengono tenuti stretti stretti per anni, quanto stanno gli allevamenti, senza mai essere spostati… è come allevare infiniti polli senza mai pulire la voliera. La corrente non ce la fa a spostare gli escrementi. Diventano cumuli, montagne. Coprono tutto il fondo su cui si estendono. Muore tutto. Sotto gli allevamenti è pieno di escrementi. Metri.

       La mia faccia deve dire tutto. Perché lui ride e mi fa: non ci aveva mai pensato eh ?   Accenno alla mia telecamera: Eh… no.  E d’improvviso mi compaiono davanti i cassetti, gli armadi, gli sgabuzzini dei grufolatori da stand. Depositi di metri e metri di gadgets gratuiti. Liguria: famigliola di obesi trovata morta in casa. Si ipotizza un attacco di fuffa. Buttiamo giù tutto. Panini, coca cola, e poi notizie, telegiornali, partite, gossip, opinioni prese in prestito. E gadgets. Allevati e rinchiusi in attesa di essere pescati ingurgitiamo come le orate e i branzini. E – per citare l’amico – … caghiamo. Facciamo il fondo. Copriamo ogni forma di vita intorno a noi.

       La moglie del mio amico si aggira per gli stand. Perlustra famelica. Lui ride. Lui ha un sogno nel cassetto. Non lo realizzerà mai, si vede già da come la guarda. E’ tutta ironia. Ma il cassetto no. Deve starci un sogno. Deve starci un cassetto libero, a tutti costi, con il fondo pulito.

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