Non mi capita spesso di poterlo fare e se capita sono felice. Seguire Samuele che studia o che deve fare un compito particolare. Occasione ghiotta: compito di scrittura creativa. Ero sinceramente curioso di capire che compiti si dessero alle scuole medie per insegnare a scrivere ai ragazzi. Si trattava di uno sviluppo progressivo da una parola a dieci righe attraverso più fasi. Una parola, due righe che la sviluppano, quattro righe che sviluppano le prime due, otto righe che sviluppano le quattro, dieci righe che compiono le otto precedenti.

Non mi sembrava male anche se forse i ragazzi andavano aiutati di più nella connessione dei passaggi. Samuele ha deciso di parlare di una foto ricordo. Un Carnevale di quando faceva l’asilo. La sua memoria è molto evocativa: l’odore del vestito che indossava, le sue compagne travestite da principesse, il suo modo di vivere quel Carnevale in quel preciso momento della sua vita.

Poi c’è un passaggio che gli consiglio di raccontare in un certo modo, ma la sua risposta è ferma e convinta: non è così che sono andate le cose. Aveva ragione, naturalmente. Ma a mio avviso dis-ordinando la verità dei fatti sarebbe andato più vicino al racconto dell’emozione che aveva vissuto. E provo a buttarla lì: dire la verità in una storia non è riferire i fatti, è riferire quello che hai vissuto dei fatti.

Giustamente su questo punto non c’è stato contatto. Fieramente e con lo stile che gli è proprio, Samuele ha raccontato le cose senza scorrettezze. Un testo freschissimo nel quale le persone i rumori e tutte le percezioni brillano con la trasparenza e con l’energia che può avere un ragazzino della sua età. Ha avuto ragione lui. Questo era davvero il miglior testo che potesse scrivere e credo che chi scrive abbia essenzialmente questa responsabilità: scrivere il miglior testo che può scrivere nel momento in cui lo sta scrivendo.

Il migliore non significa quello definitivo, non significa l’unico sensato o l’unico possibile. Non significa l’unico vero. Gli ho fatto molti complimenti, un po’ commosso un po’ stupito un po’ invidioso della sua capacità di usare le parole. E’ come se la vita gli entrasse dagli occhi, rimbalzasse nel suo stomaco e tornasse fuori parola. In questi pochissimi anni che ho passato ad insegnare ho identificato un mio modo per definire il talento. Il talento secondo me è una porta aperta dentro di noi. E’ quello che ci viene senza sforzo perché siamo fatti per quello. E’ la vita che non viene interrotta dalla nostra paura e passa da noi senza rallentare e senza indebolirsi. Il talento è una qualità della morbidezza, è un flusso per il quale siamo nati giusti.

Sì, senza paura di un po’ di orgoglio paterno, ho visto qualcosa del genere nelle righe di Samuele. Un’età che non ha, già implicita in quella che ha. La vita scrive attraverso di lui perché trova strada e gli passa dentro senza sforzo.

Per il resto ci sarà tempo. Ci sarà tempo perché Samuele incontri profondamente il proprio punto di vista sulle cose, perché scopra che non è un’opzione. Che i fatti che racconta non sono comunque quelli che sono accaduti ma solo quelli che lui ha visto. Il punto di vista c’è, che tu lo voglia o no e questo non è un limite ma un tesoro, quello dell’assegnazione dei significati e dei valori. C’è più verità nella nostra esperienza delle cose che nelle cose. Meglio cambiare un fatto che un punto d’esperienza interiore.

Ma fu una scoperta anche per me. E credo di aver fatto un passo di troppo provando ad accennare alla cosa. E’ giusto che in un’età così fresca uno possa pensare che è vero quel che vede e che la verità sia nei fatti che vede. C’è tempo per tutto se la vita ce lo concede. Per scoprire di avere un punto di vista e per riuscire a vederlo da fuori, per amarlo e per sapersene separare. Nel suo breve testo Samuele dice che quel Carnevale è immortale dentro di lui, eppure è passato. La distinzione tra esperienza e dato di realtà mi sembra già chiara, più di quanto lui stesso immagini.

Ora sono qui, per la prima volta dopo tanti anni curioso di sapere se sia piaciuto alla prof. Come dire: quale sarà il suo punto di vista?

 

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