Ci sono anche uomini così: potenti, melliflui, eleganti, sguardo altrove. Usano un volume di voce micro e dicono cose soft. Posano gli occhi nel vuoto. Quelli più bravi parlano a voce così bassa che ti viene da cercargli la chiavetta per ricaricarli. Troppo furbi per mordere, aizzano gli altri a farlo per primi. E gli altri ci cascano. E’ il loro meccanismo di controllo: far abbaiare il nemico è un modo per vedere i suoi denti. Mentre abbaia, il nemico si sfoga ed è felice: pensa di avergliele cantate. Ma non può far altro che abbaiare perché in questo gioco il potente è bravissimo e ha studiato molto bene gli animali. Come la medusa, è composto al 95% di acqua. Hai voglia a mordere l’acqua. Hai voglia a sentirti altro da lei: un pezzo di ferro puoi prenderlo e lasciarlo giù ma toccare l’acqua ti bagna. Il restante 5%  è tutta eleganza: colori meravigliosi e… cnidocisti.

Le cnidocisti sono capsule piene di veleno. Penetrano al contatto con qualunque preda o predatore. Perché la dimensione relazionale della medusa è fatta di attacco e difesa, non conosce altre vie. Ma se la vedi nuotare… oh, se la vedi nuotare è una meraviglia sospesa e silente. Non morde, ma nemmeno punge. Pungere è troppo dispendioso ed espone al volgare rischio della zanzara, di essere schiacciati sulla pelle mentre si sta per mangiare. La medusa… accarezza. Tecnicamente accarezza.

Un po’ di curiosità per l’effetto del suo contatto ce l’avevo. Quest’estate finalmente è avvenuto, in uno dei giri più belli a caccia di fondali con Samuele. Mi ha accarezzato dietro la spalla sinistra. Mentre posavo la canonica pietra calda sul punto toccato pensavo alla sua assoluta trasparenza, al fatto che ho identificato la sua presenza e la sua forma solo dopo il contatto. Anche il potente si muove così: lo identifichi dopo. Non il fatto che sia potente, dico proprio il suo modo di accarezzare.

In tutta la sua sofisticata struttura biologica, la medusa ha questo limite: non può decidere di non rilasciare le cnidocisti. Qualunque cosa tocchi, fa così. Più che una strategia è un argine biologico e d’altro canto lo si può ben capire: non interagendo mai con altri esseri viventi, qualsiasi contatto è deleterio e se ne difende. Allo stesso modo il potente rilascia le sue cnidocisti quando si sente toccato. Anche se in realtà non lo è, basta che lui ci si senta. Un sistema d’allarme immediato che il potente sa gestire molto bene e che riesce a nascondere dietro la sfolgorante bellezza dei tentacoli. Ma è in queste occasioni che commette i suoi rarissimi errori. Quando rilascia cnidocisti fuori luogo, quando si difende senza essere stato attaccato, perché così svela al mondo il punto della sua fragilità.

Quando sono tornato dall’escursione sono andato a documentarmi. Ho imparato che la prima cosa che deve fare chi viene accarezzato da una medusa è… uscire dall’acqua per evitare di essere accarezzato ancora! Beh, poi si va dai rimedi naturali – pietra calda posata sull’ustione, aceto o acqua marina semplice (certo essendo consigliata l’uscita dal mare occorrerà prelevare l’acqua con un secchiello e fare attenzione prima di versarsela addosso di non aver pescato un’altra medusa, non c’è limite alla provvidenza…) – a quelli chimici come farmaci, pomate e via dicendo. Poi ho visto gente, sulla riva. Alcuni spiaggiano le meduse con i retini e le lasciano asciugare. Evaporano. Ripuliscono il mare, dicono, per i bambini che altrimenti si fanno male.

So di essere impopolare, ma le meduse – come i potenti – non vanno spiaggiate, vanno soltanto conosciute e riconosciute. Non hanno scheletro, non hanno occhi o se li hanno sono persi nel vuoto. Non hanno tutta la struttura che ci vorrebbe per incontrare altre forme viventi, per costruire significati e senso. Per collaborare. Fluttuano e mangiano. E sono del tutto innocenti del loro non sentire nulla. L’orizzonte più ampio per loro è la difesa di quel che hanno e di quel che sono. Le meduse si riproducono quando il maschio deposita gli spermatozoi nella tasca gastrica della femmina. Tra l’altro – a stare ai giornali – pare che anche i potenti si accoppino con femmine della loro specie passando prima dalle loro tasche. Ecco: la difesa delle tasche sembra essere un altro elemento di vicinanza tra medusa e potente. Me lo avevano detto, quando ero allievo della Paolo Grassi, più di vent’anni fa: una cosa da fare quando costruisci un personaggio è guardare attentamente gli animali.

0 risposte

  1. Chissà che cosa ti è capitato oggi, che ti ha ispirato questo racconto… eh?
    Per me giornata troppo intensa per poter fare una telefonata, ma ci riprovo.
    ‘notte
    Anna

  2. Non avvicinarsi ai potenti…guardare bene nel mare, riconoscerli, non lasciarsi illudere dal loro fascino cortese, non avvicinarsi. Sembra facile, non lo è, bisogna stare attenti, ci sono meduse bellissime e il danno in certi casi arriva oltre il contatto fisico, si crea un’aura entro la quale si è persi ed è difficile uscirne. Altro che uscire dal mare!

  3. …lo conosco quel brivido….lo conosco…che carezza leggera e velenosa…. cerchiamo nel mare… e capiremo tante cose…certo,,,..ci si fa anche un po’ male…mah….. ora son le meduse ad tremare…

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