Scrivo al computer mentre Angela – la signora che ci aiuta in casa – passa l’aspirapolvere nelle stanze. Transita davanti alla mia porta e si scusa per il ritardo: E’ che oggi c’è un casino in giro per la città. La 91 non arrivava più. Sorrido e continuo a scrivere, perché se do spago non ricomincerò più a lavorare. Ma lei non molla la presa: Ah, Giovanni, ecco perché! Oggi è la giornata che bisogna ricordare, e ci sono le manifestazioni! Me l’ero dimenticato! Annuisco, sollevo il sopracciglio per sottolineare la brillantezza dell’intuizione e mi rimetto al computer.

Un predatore sa quando far respirare la preda perché si ammorbidisca e sia più facile da azzannare. Quindi molla il colpo e va a fare qualcosa di là. Questione di minuti. Ripassa da me. Che poi Giovanni come dico sempre io: prima fanno le cazzate poi bisogna ricordare. Dico bene Giovanni ? Il predatore alza il tiro e si autocita. La preda si dibatte come può mostrando al predatore di non rappresentare un piatto facile. Beh Angela: ci si ricorda di quelle cazzate così non si rifanno cazzate. No? Adeguare il lessico per mostrare di capire. Buona mossa, ma intanto ho smesso di scrivere e ho ceduto un primo brandello di carne. Parte l’attacco decisivo. Angela stringe il panno per la polvere, mette la mano sul fianco e fa un passo verso di me: comizio is coming. Io dico solo che se si imparasse a contare fino a dieci prima di farle le cose…

Devo farle conoscere la Sere della metropolitana. Siamo tutti troppo buoni e Hitler doveva contare fino a dieci. Sociologia e Analisi Storica del Novecento. Non è una città: è un gigantesco campus universitario e sto fruendo gratis di lezioni memorabili. Non sfugge al mio predatore il lampo di entusiasmo per questa sua ultima frase e questo le consente di solcare la soglia della porta. Sono all’angolo e lei mi punta: La vuole sapere l’ultima? Proviamo con la comunicazione non verbale. Faccio no con la testa e Mmm con la voce. Tradotto per il predatore è un raggiante Sì! Voglio saperla nei dettagli! Angela appoggia il panno. Segnale terrificante: sta per partire una lunga dissertazione in lingua mista.

Allora: ieri sera mi è venuto a casa, Giovanni, con un paio di scarpe da 270 euro. In saldo. Parla del figlio, croce e delizia di mamma sua. E nemmeno le ha pagate. Sa di chi è la colpa ? Guardo il soffitto e inspiro profondamente come per dire che no, non ne ho proprio idea. Delle carte di credito, Giovanni. Quello va entra prende esce senza tirare fuori un euro, capito? Lui non ci pensa tanto poi il conto arriva a fine mese. Io lo dico sempre: bisogna contare fino a dieci prima di fare ‘ste cazzate. Ah ecco, ora ho capito: suo figlio come Hitler, tutti e due avrebbero dovuto contare fino a dieci. L’associazione è talmente creativa che porta via i miei ultimi neuroni decretando il successo del predatore. Mi balena l’immagine di Hitler con la carta di credito in via Torino. A comprarsi un paio di scarpe in saldo.

Godeteveli finché sono piccoli, Giovanni, mi dia retta. Ormai è torrenziale, il suo dominio sul mio tempo è assoluto. Da Hitler ai suoi figli ai nostri figli. Dopo diventano tutti stronzi. E le donne… le donne Giova’…. ormai è tutto un sesso, tutto ‘no schifo, diventano tutte… mi scusi se glie lo dico… lavorare sui dialoghi un po’ mi è servito e le brucio il tempo:  No no, è chiaro Angela. Lei insiste: No perché Giova… Irremovibile, io: Chiaro. Chiaro. Eh, cosa vuole Angela, vedremo. Dentro di me sto seguendo Hitler che esce dal negozio fiero fiero con le sue scarpe in saldo nuove di pacca. Si imbatte in una ragazza di oggi, una di quelle tutto un sesso tutto ‘no schifo. Ci farà sicuramente qualcosa di orrendo. Ma sul più bello so che Angela vincerà ancora. Hitler si fermerà, guarderà la ragazza e dirà: ‘mo aspetta. Conto fino a dieci.

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