Lavoro al testo dello spettacolo di Vernicefresca, la meravigliosa scuola di teatro di Avellino con la quale sto collaborando. A un certo punto la storia tocca la vicenda di Paolo Borsellino. E passo un’intera giornata a rovistare su internet. Pezzi di film, frasi, interviste, testimonianze. Mi imbatto in sorprese di ogni genere. Non è una sorpresa, invece, che fosse di destra e che avesse anche la tessera di partito.

Lo avevo rimosso. Ma oggi lavorandoci mi ci sono imbattuto, in quella sua appartenenza politica così lontana dalla mia. E ho scoperto che lo avevo proprio rimosso. E rimango muto, di fronte alla nostra lontananza e alla sua grandezza che è stata una grandezza quotidiana. Di fronte alla sua maturità nel calare in cose immediate di ogni giorno i principi più alti della libertà e dell’onestà. Rimango muto. Voglio soltanto riportare qui le sue parole rivolte a Giovanni Falcone, che oggi mi hanno così tanto colpito.

Si fece tardi. Devo andare. Se vogliamo combattere efficacemente la mafia, dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia, tu me lo hai detto, Giovanni. Me lo hai detto in Procura Generale. Il nostro lavoro fu solenne nelle cose semplici. Fu semplice e solenne, come tutte le cose che non abbiamo il coraggio di dire. Palermo ho imparato ad amarla, perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non piace per poterlo cambiare. Ho amato così. Essendo stato Paolo Borsellino. Ho amato così, Paolo Borsellino. Essendo… Stato.

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