Per sabato ci doveva essere lo spettacolo. Ne discutiamo perché a me la cosa non risulta. Un’iniziativa bellissima che volevo assolutamente sostenere. Mi avevano solo chiesto qualche minima indicazione per muoversi meglio sul palco. Ma la mail non mi è arrivata. Ma come, te l’abbiamo spedita. Eppure, non c’è. Allora apri lo spam in cerca di quella. Che comunque non trovi. Però spunta il nome di un’allieva che con molto scrupolo mi aveva inviato tutto il materiale che aveva preparato per la lezione, in anticipo. La mail è di 8 giorni fa, per cui deduco che lei… ha fatto lezione con me non avendo ricevuto risposta e senza nulla dire né protestare.
Allora mi viene un dubbio atroce. Scorro lo spam velocemente. Posta, posteitaliane, viagra, soldi-on-line, poker, la-tua-anima-gemella, incontri… e Alice. Come Alice? Anche lei nello spam. Ormai un personaggio noto di questo blog, l’autrice della lettera della trentenne incazzata. Mi allega un racconto bellissimo dopo aver letto l’edit di saluto alla zia appena scomparsa. Giaceva nello spam.
Inutile dire che la prima fase è automatica per me: ecco, tecnologie, firewall, filtri antispam, e poi succedono macelli come questi. Non solo, ma chissà quanti me ne sono sfuggiti. Chissà che figure e che sgarbi nel non aver risposto. Finita questa prima fase da archeo comunicante, scatta la seconda. Che cosa mi dice il mio firewall di me. Nel senso: quanto mi somiglia. Perché qui c’è in discussione il limite del discernimento tra cose buone e cose cattive. Il filtro. Questo meccanismo di respingere, lasciare fuori, buttare via come in una discarica non differenziata tutto quello che suona male. Ci somigliamo, lui e io.
Anche io ho una discarica interna. Ci rotola dentro tutto quel che è fastidioso per me. La mia mente ripulisce sistematicamente l’orizzonte del pensabile. E’ una difesa necessaria. C’è troppo rumore, ci sono troppe cose. Ma i messaggi nella discarica dello spam hanno una caratteristica: quella di non venir letti. Questo attiva la mia attenzione. Il non aver letto, la necessaria preventività della classificazione. E la inevitabile perdita delle perle che rotolano nel mucchio di tutto ciò che si scarta.
Non so come potrei fare diversamente. Ma posso pensare a cosa mi dice la situazione. Osservo che cercare in discarica a volte dà dei risultati. Che l’attività stessa del mettersi a cercare è foriera di risultati più ampi di quelli da cui prende l’avvio. Non cercavo la mia allieva, non cercavo Alice. Ma erano là. La seconda cosa che osservo è che non esiste un luogo troppo squallido per fare qualcosa di sano per noi. La discarica è un luogo che premia se nella discarica stai esercitando il tuo spirito. Se provo ad applicare questo alle relazioni, ai tempi apparentemente morti della giornata, ma anche ai pensieri che passano per la testa e che istintivamente bolliamo come negativi o come sconvenienti ci ritrovo lo stesso valore.
Troppe volte ci si appella al contesto sfavorevole. Ma il contesto di per sé è solo il terreno che chiede di essere fecondato di senso dalla nostra mente. Il contesto può giustificare basse riuscite, non bassi modi di muoversi e di relazionarsi. La spazzatura differenziata mi insegna ad applicare il cervello anche eliminando le scorie. E comunque, ultima riflessione, eliminando definitivamente lo spam: anche il nostro spam interno fa parte di noi. Ci siamo noi anche lì, nelle cose che scartiamo, buttiamo, rimuoviamo e tendiamo a non vedere. Anche quello può essere un luogo in cui ritrovare la relazione con se stessi, forse.
Potrei imparare a dirmi: okay, in questo luogo di me che non amo perché è tutto spam, cosa posso trovare di me che chiede solo di essere raccolto? Alla fine troverei la sorpresa che mi supera. Non sempre forse, ma a volte in fondo alle zone buie e piene di paura, alle parti più sole di me, c’è l’altro che non mi aspetto e che mi incontra.
Nelle zone buie, nello spam che ci portiamo dentro a volte le cose sono più autentiche e sincere che nella casella di posta inviata in cui mi ritrovo ogni tanto per capire chi sono, cosa ho fatto e da dove arrivo e troppe volte viene da chiedersi quando, nel flusso del web, siamo diventati così.
Vedi che post avevi scritto mentre io ti dicevo su cosa sto riflettendo? Non avevo mica capito, ma oggi sì. Bello e molto fertile per me.
ciao Gio,
Liz