Prima fantastichi. Può capitare in qualsiasi momento. Sotto la doccia, in coda nel traffico, nella sala d’attesa del dentista. Un’idea rapida, solo l’inizio di tutta una strada. E’ il momento che molti preferiscono perché è l’unico durante il quale la realtà con i suoi problemi e i suoi limiti non ha accesso. Quando fantastichi puoi farlo gratis, i colpi di scena sono memorabili, le immagini nitide, determinanti e scolpite. I movimenti di macchina silenziosi e perfetti. Gli attori ? Bravissimi… Forza e leggerezza vanno a braccetto e il film che sta nascendo dentro di te sarà il più bello del mondo.

    Poi  la storia si fa strada, e allora comincia ad avere una spina dorsale. Va da sé che data la spina dorsale, alcuni movimenti non li può più fare. Il prezzo di stare in piedi e camminare è che puoi farlo solo nel modo che ti è dato, e molte delle cose che immaginavi per la tua storia ti rendi conto che non sono possibili, perché verrebbe meno l’essenza, la natura di quello che stai raccontando. Poi ci sono anche problemi esterni, spesso drammatici: il momento culminante della tua storia non può che svolgersi sul tetto di un grattacielo, o a 80 metri di profondità sotto il mare (chi mi conosce sa di cosa parlo…). Lo vedi. Non può che essere lì. E lì costa troppo. Non si può farne a meno e non si può fare al tempo stesso. Incredibile, ma ogni volta ti si ripresenta la verità che il secondo atto delle cose è sempre il cuore del conflitto.

    Poi, se le cose ti sono andate bene, hai girato. E ti ritrovi al tavolo di montaggio. Non ci siete arrivati in molti. Ti guardi intorno e scopri che hai fatto magari solo una piccola cosa ma che  molti compagni sono caduti sulla via. Tu sei arrivato lì. Ringrazi il cielo. Adesso però devi montare. Organizzare quello che hai fatto. E’ il tempo del “troppo tardi”, eppure quello che richiede maggiore saggezza. Si tratta di organizzare tutto ciò che si è fatto in un senso che lo redima e gli dia vita. Si tratta di capire profondamente che cos’è stata l’esperienza fatta, e offrirla, restituirla nel modo più forte possibile a chi vedrà il lavoro. Sei stanco, sei stato in piedi per interi giorni e per ampi frammenti di notti, adesso stai seduto al quel tavolo e non avresti la forza di alzarti mai più. Adesso il tuo cuore e il tuo cervello sono chiamati a volare, e a portare in volo sulle ali della tua storia chiunque ci vorrà salire.

    Bisogna che siano ali forti, perché il pubblico è pesante. Sale con bagagli a mano piombati di dolori, di preoccupazioni, di ansie, di incredulità, di disillusioni, di giudizi, di permalosità, di ideologia… sale carico di tutto e non è compito tuo controllare i bagagli. Guida,  con fiducia e con forza, nell’organizzazione del girato così confuso verso la meta di un senso limpido.

 

    Scrivere, girare, montare.

    Essere giovani, essere adulti, essere anziani. 

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