Territoriale, silenzioso, affiorante. Con un sistema di respirazione che non teme l’aria, anzi quasi la preferisce all’acqua. Si muove poco. Sta là. Senza nessuna voglia di combattere ma pronto a farlo se occorre. La povertà degli uomini ha fatto sì che l’enigmatico e affascinante Betta Splendens venisse ribattezzato Pesce Combattente. Chissà perché anziché rimanere muti di fronte alla meraviglia abbiamo sempre bisogno di capire chi vince chi ha ragione e chi è il più forte.
Ne ho appena preso uno. Ho bisogno di un essere vivente che mi stia vicino seguendo un altro flusso vitale. Completamente diverso dal mio. Per dire: che viva vicino a me ma in una dimensione nella quale il referendum della FIOM, la crisi del cinema italiano, i soldi di fine mese, i progetti, le telefonate e le mail… siano cosa del tutto estranea e incomprensibile.
Un piccolissimo acquario crea un altrove. Domestico ma anche selvaggio. Là dentro come va? Oltre quella paretina di plastica trasparente, in quella poca acqua a disposizione. I suoi occhi nei miei. Non sembra preoccupato. Forse ha ragione lui. Sorveglia il territorio in attesa di eventi. Intanto, vive. Meglio di me che non vivo per paura degli eventi. E con me buona parte delle persone che conosco.
Però c’è un motivo su tutti per cui scrivo di lui. La sua saggezza antica come l’istinto. Sentite un po’ cosa imparo studiando il mio nuovo amico. I suoi combattimenti lo hanno reso famoso. Perché si scatenano facilmente e perché sono spettacolari. La sua livrea riluce in modo magico e sorprendente, le sue evoluzioni acquatiche sono da film. Ma il combattimento vero e proprio – che si scatena sempre per cause territoriali – è brevissimo.
Sono tutti… preliminari. Quelle grandi pinne servono a spostare acqua. La mole di acqua spostata – nei preliminari appunto – è un indice di forza. Talvolta è sufficiente questo per allontanare il pesce pià debole. Se non è necessario perché combattere? Se è già chiaro l’esito dello scontro perché creare dolore? Lunghi preliminari che sono come un dialogo, un dialogo fatto con le ragioni di cui la natura è capace. Se invece non c’è soluzione, si va allo scontro. Ma lo scontro fra Betta Splendens non è mai mortale, in natura. Un morso solo. Chi morde ha vinto. L’altro scappa e non muore. Ma che pesce è!!!
Invece lo scontro è sempre mortale nei combattimenti organizzati per scomesse dagli uomini. Perché nelle vaschette il più debole non ha spazio per fuggire o ritirarsi ed è costretto a subire i colpi del più forte, irritato proprio dalla sua mancata fuga. Un finale cui la Betta Splendens non è avvezza. Dialoga, la natura. Trova soluzioni. In modo commovente e geniale. In modo… necessario. La vita è necessaria. La convivenza è necessaria.
Lo guardo e sono troppo felice che sia qui con me. Silenzioso. Guardingo. Lui sta lì e io qua. Non invado il suo territorio. Spostare acqua a distanza. Senza colpire. Il minimo del conflitto possibile. Due Betta Splendens che combattono divergono nel merito ma sono d’accordo sul metodo. Se potessi farlo, li regalerei ai potenti della terra. Un piccolo acquario sulle loro sconfinate scrivanie.