
Il sole scherza fra i rami, il parchetto è già popolato di tecnici che stanno smontando. La sera prima abbiamo finito abbastanza tardi – non molto per la verità. Attraverso sentendo l’odore del mare e mi porto dietro la mia valigia. Due giorni a riprendere la regata, bellissimo. Mare agitato il primo giorno con le inquadrature che sembravano uno scherzo di giochi senza frontiere. Oscillazioni da paura, sole e vento. Meglio di così.
Ma adesso è finita e so che chissà se mi ricapita. Vado verso la macchina, parcheggio comodissimo perché riservato agli addetti. Apro il bagagliaio e la vedo subito. Arriva dal parchetto trotterellando, bassottina e rotondetta. Una signora armata di bloc notes. Punta me, non c’è dubbio. Arriva con un sorriso ma si capisce che è solo formale perché sembra alquanto agitata.
– “Stavano per portargliela via, sa? Li ho fermati io.” – Ma chi. – “I vigili. Ma lei perché l’ha lasciata qui?” – Ho il permesso, è lì sul cruscotto. – “Sì lo so ma il permesso scadeva alle 11 di stamattina.” – Sono le 10.50. – “Sì, ma stavano per portargliela via.” – Beh, signora, la ringrazio per avermi salvato ma non capisco perché, dato che non sono ancora le 11.
La donna alza gli occhi al cielo.
-“Perché Orio è venuto qui e ha detto che andavano portate via”. – Chi? – “Orio”. – Orio? (e penso, ma non dico: se è Orio fa sul Serio! Ma non è clima di gag). Mi scusi ma io non conosco questo Orio. La signora mi guarda stupita, questa non se l’aspettava. – “Non conosce Orio?” – No, mi spiace. Ma è il capo dei vigili? – “Ma no! Orio dell’organizzazione!” – Guardi non lo so, io ero qui per le riprese della regata e avevo il posto fino a stamattina. In ogni caso adesso la tolgo così non c’è problema.
Nota il nostro dibattito un vigile che sorveglia il lavoro di smontaggio dei tecnici. Camion, tendoni, stand, insomma un po’ di macello. Arriva tranquillo e saluta.
– “Qualche problema?” – Mah non mi pare. Sto andando via e non sono ancora le 11. Mi spiace aver creato problemi con la macchina ma… Il vigile dà un’occhiata al permesso esposto sul cruscotto. Non mi lascia nemmeno finire. – “No, fino alle 11 lei può stare”. Mi giro verso la signora. – No è che la signora diceva che me la stavate portando via. Il vigile si scalda. – “No, signora, non glie la stavamo portando via, ne abbiamo già parlato. Abbiamo solo chiesto se qualcuno conosceva il proprietario perché ci avrebbe fatto comodo fargliela spostare più in là.” Sorrido e annuisco al vigile. – Okay, allora io vado così vi libero lo spazio. Mi spiace per l’ingombro. Il vigile saluta annuendo. – “Ma nessun problema.”
La signora però non ci sta. – “Eh no scusate. Perché adesso bisogna chiarire la cosa. ” (Dice, e mi blocca che sto aprendo la portiera). – “Perché qui stamattina è venuto Orio e mi ha chiesto esplicitamente di liberare tutto il piazzale. Io sono qui per lavorare non so se mi spiego.”
Non rispondo, allargo le braccia ma non so davvero cosa potrei fare per aiutare la signora sbugiardata dal vigile. – Guardi signora, io non so nemmeno chi sia… Il vigile mi fa segno di andare mentre lui si occupa di distrarre la signora. Sembriamo il tandem di Arma Letale, noi due. – “Ma lei quando ci ha parlato con Orio scusi?” (Ah. Allora anche il vigile conosce costui. Il Capo dell’organizzazione). – “Stamattina presto. E oltretutto mi vede e mi dà del tu così come se ci conoscessimo. Io con Orio non ci ho mai mangiato assieme! E non capisco perché lui si debba presentare qui quando gli pare e piace perché non è la prima volta che succede, e si permetta di trattarmi in questo modo e scusatemi un po’!”
Il vigile e io ci guardiamo. Provo a sbloccare la situazione e a fermare la crisi isterica. – Beh, però questo mi sembra un altro discorso. Se intanto io qui posso liberare il piazzale… Il vigile coglie l’assist e sfodera grande e tattica umanità. – “Eh sì, signora, questo è proprio un altro discorso”. Mi infilo rapido: – Allora grazie, io vado. Il vigile, altruista – “Vada vada, buon viaggio”. La signora riprende a parlare con lui ma la portiera si chiude e prima di ripensamenti dell’ultim’ora metto in moto e guadagno tre o quattro metri.
Poi sono in autostrada. E ci ripenso. Che cosa voleva veramente quella signora? Perché ha inventato di essere stata lei a salvarmi la macchina? Di che cosa aveva veramente bisogno con quell’azione? Mi perdo a ragionarci su: essere importanti per qualcosa, sentirsi considerati, esistere. Forse. Poi arriva lei, la domanda quintessenziale: ma Orio… sarà di nome o di cognome?
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