Possiamo vedere la scena in questione qui. Lo spunto me lo fornisce un compito assegnato a Samuele (V elementare): scrivere un racconto comico.

Detta così, la consegna mette i bambini in una situazione terribile, quella di doversi chiedere: ora cosa posso dire di divertente? Pare non siano stati forniti elementi di tecnica sul comico né tantomeno sulla struttura della gag. Roba troppo difficile per bambini così piccoli? Non credo.

Così mi viene in mente di cercare su youtube una scena di Rowan Atkinson, che ritengo l’erede più luminoso dello slapstick. La scena in questione lo vede in un ristorante alle prese con un piatto di ostriche e scampi.

Elemento fondativo del comico è definire l’asse del disagio tra protagonista e ambiente, in quanto il comico è l’espressione di un’incongruenza tra il soggetto e il resto del mondo, è una forbice impietosa che si apre tra il protagonista e l’ambiente di cui fa parte. Vediamo come lo risolve Rowan Atkinson.

Prima inquadratura: dettaglio dello scampo. Rotazione lenta verso la macchina da presa, lo scampo ci guarda dritti negli occhi. Lo scampo è un dettaglio potente, evoca un ambiente senza possibili dubbi – un ristorante – e un’emozione: è un animale morto, tutto intero, con occhi grandi e neri. Sentiamo la paura di Bean nei confronti di questo piccolo mostro arancione. Quindi nella prima inquadratura Atkinson risolve ambiente ed emozione dominante. Seconda inquadratura: primo piano allargato di Mr Bean sulla sua reazione iperbolica. Tra lui e noi, il piatto di pesce, che per lui è invalicabile. Serve a dirci: anche se sentiamo la paura di Bean, noi non siamo lui e non abbiamo paura. Altrimenti non potremmo ridere. In due stacchi sono chiariti luogo, situazione emotiva e posizionamento del pubblico.

Troppo difficile per un bambino? Continuo a non crederlo. Se si fa osservare a un bambino che il comico nasce da un disagio tra la persona e l’ambiente, se si fanno alcuni esempi concreti, penso che in breve un piccoletto potrebbe diventare molto più bravo di noi. Esempi semplici, non colpi di genio, esempi di disagio immediato: una persona che deve fare la pipì e si trova in coda in macchina, un sordo costretto a dirigere un’orchestra, un milanese in mare, insomma qualsiasi cosa apra una serie di possibilità disastrose.

In questo modo avremmo comunicato implicitamente un’importante differenza tra ciò che è comico e ciò che è semplicemente buffo. Buffo è scivolare su una buccia di banana, quindi in Bean c’è molto di buffo come in tutto lo slapstick. Ma quando la buccia di banana racconta un’inadeguatezza, quando racconta una diversità, quando esprime una difficoltà, allora diventa organizzata in un pensiero, diventa finalmente un’operazione comica.

Metti una persona in una situazione di disagio e falle succedere tutto il peggio che ti può venire in mente. Cerca di capire come reagisce. Osserva come tutte le sue idee e le sue risorse interne non facciano altro che peggiorare la cosa. Guarda come risolve il problema della pipì il malcapitato nel traffico cittadino. Spingi le situazioni alle estreme conseguenze senza paura di dire cavolate: c’è tempo poi per tagliare le cose che non ci piacciono. Tu esplora, segui la situazione senza mai aiutare il tuo protagonista ad uscire dai guai. Pensa a te stesso: di cosa avresti più paura in quella situazione? Faglielo capitare, vedi come se la cava lui.

Con Rowan Atkinson proseguo tra qualche giorno (devo ancora parlare di geometria…). Con Samuele non c’è stato molto tempo: la maestra si è prodigata nell’assegnazione di un racconto poliziesco. Diavolo d’una donna, non si riesce a starle dietro…

0 risposte

  1. E se il bambino chiedesse alla maestra di raccontare qualcosa di comico? La maestra potrebbe cimentarsi nel racconto comico e ai bambini sarebbe sufficiente descriverla…

  2. Non vale, compito troppo facile per Samu. Prendi un sabato mattina, a Salice d’Ulzio…gli spunti per un racconto comicissimo a samu non mancherebbero proprio…

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