E’ stato un allievo qualche tempo fa a pormi la domanda: “Tu dici che bisogna qualificare l’azione del personaggio nel modo più sorprendente all’interno del campo delimitato dalla necessità. Mi sembra una cosa molto teorica perché alla fine un personaggio fa quello che fa”.
E’ vero, un personaggio fa quello che fa. Capisco l’equivoco, credo: se dobbiamo sempre cercare l’azione più sorprendente, più spiazzante, più originale, alla fine questo cozza contro il nostro obiettivo profondo che è sondare la verità del personaggio. Insomma, se abbiamo sete apriamo il frigo e beviamo, non è che ogni volta dobbiamo superare un serial killer per prendere il bicchiere.
Ma il problema è su un altro piano. In cosa consiste veramente l’originalità di un’azione ? Un’azione è lo sviluppo concreto, fisico e tangibile del desiderio che la sottende. La sua originalità non consiste nella sua stranezza, ma nella sua relazione con il desiderio. Facciamo un esempio concreto, perché certe cose si fa prima a vederle che a spiegarle.
Fellini, I Vitelloni. Prendiamo tutto il gruppo dei “vitelloni”. Qual è il loro desiderio profondo ? Vivere una vita emozionante e splendente, fare qualcosa di straordinario. Qual è l’ostacolo che si trovano davanti ? La concretezza di ogni cosa. Un motore che si ferma, ad esempio, li espone alla scena più famosa del film, con l’inseguimento dei contadini che stavano lavorando la terra. Ogni elemento di realtà fisica cozza contro il loro stare sulla spiaggia a contemplare la luna.
E.. l’azione ? L’azione è rifiutare. Per tutto il film i vitelloni rifiutano la vita concreta. Rifiutano di cominciare a vivere perché questo gli costerebbe smettere di sognare. Le infinite possibilità che si vogliono riconoscere davanti si infrangerebbero di fronte all’unica esperienza concreta possibile: un lavoro e la vita. E quindi ? Quindi non fanno niente. Per raggiungere il desiderio di vivere una vita straordinaria, compiono l’azione di non vivere nemmeno una vita reale. L’uomo è un labirinto di contraddizioni e di possibilità, e il cinema ben scritto lo sonda meravigliosamente.
Ecco cosa intendevo dire: che l’azione non sia banale nel suo rapporto con il desiderio che la genera. Aprire il frigo e bere può essere la cosa più sconvolgente del mondo, dipende da cosa significa in quel momento. Di contro, quanti serial killer banali abbiamo visto in tv e al cinema ? Potremmo dire che l’azione ideale dovrebbe essere quasi divergente rispetto al desiderio verso cui tende. Ma siccome con questo entreremmo in contraddizione con i manuali di sceneggiatura, non diciamolo…