Dal giro degli allievi della scuola del cinema mi viene recapitato un progetto. L’ho letto e me ne sono innamorato subito. Perché è ambizioso, perché è poetico, perché è pulito. Perché è necessario, anche se questo l’ho capito proprio solo leggendo l’ultima riga del loro concept. Quando avevo la loro età eravamo a metà degli anni ’90. De Andrè era molto cambiato. Era musicalmente cresciuto, i suoi testi erano sempre più fini e chirurgici. In più – a completare la meraviglia – mentre diventavano più profondi diventavano anche esteticamente più belli. Fino al suo ultimo lavoro è stata tutta una crescita.

Eppure questo album – così lontano negli anni – già in questa triplice negazione del titolo mi tira dentro con testa e con pancia. Perché è una negazione piena di vita e nella canzone è già tutta un dramma, tutta una storia che ci coinvolge e che ci commuove. Quante volte ho ascoltato la storia di “lui che offrì la faccia al vento, la gola al vino e mai un pensiero non al denaro non all’amore né al cielo”… Quante volte ho pensato al chimico che morì “in un esperimento sbagliato, proprio come gli idioti che muoion d’amore”, alla tronfia felicità di quel “giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male”. Sono tutto un mondo, i personaggi di Edgar Lee Masters.

L’idea di questi ragazzi è bellissima per me. Perché stanno prendendo un passato per loro assoluto – non erano nati quando uscì questo album, avevo io 3 anni… – per cercare di capire qualcosa del loro futuro. Pescano dalle radici di un poeta cantautore che attingeva alle radici di un altro poeta che raccontava radici di vita passata. Per guardare avanti. Ho promesso ai ragazzi tutto quel poco di aiuto che potrò dargli. E mi permetto un consiglio, adesso che stanno cercando una produzione in giro per l’Europa. Non vincolatevi a questa ricerca. In questo momento storico – vale anche e soprattutto per me – i film si fanno e basta. Se non avrete soldi lo farete in un altro modo. Ma fatelo. Fatelo.

Ecco il concept del loro progetto.

Non al denaro, non all’amore, né al cielo è un film in nove episodi ispirato all’omonimo album di Fabrizio De André. I cortometraggi, diretti da registi di fama internazionale e da giovani talenti, non rappresentano solo l’omaggio a un grande album del passato, ma soprattutto l’occasione per offrire nuovi sguardi liberi sul presente. Il poeta e cantautore italiano Fabrizio De André incise questo concept album nel 1971, ispirandosi all’Antologia di Spoon River. Il capolavoro di Edgar Lee Masters, proibito dal regime fascista, era uscito nella traduzione di Fernanda Pivano. De André lo adattò in musica con l’aiuto di un giovane Nicola Piovani, poi premio Oscar per La vita è bella.

Quarant’anni dopo, Non al denaro, non all’amore, né al cielo è considerato una pietra miliare della musica cantautorale italiana, e continua a emozionare e ispirare le nuove generazioni. Ogni canzone rappresenta la memoria e la confessione di un personaggio indimenticabile. Con temi tanto vasti e vari come l’amore, la guerra, la religione, l’invidia, la scienza, l’incomunicabilità e il sogno, Non al denaro, non all’amore, né al cielo è soprattutto un album che racconta il proprio tempo con la libertà e la sincerità di chi parla del passato.

Oggi come allora, la società europea si trova ad affrontare un momento di grandi cambiamenti. Per questo l’album di De André e i suoi personaggi senza tempo continuano a parlare ai giovani. Il talento di nove registi cinematografici, supportati dalla colonna sonora riarrangiata da Nicola Piovani, terrà vivo lo spirito attualissimo dell’album, regalando allo spettatore una visione sfaccettata e autentica del nostro tempo.

A collegare i nove episodi e gli stili dei diversi registi sarà una location di particolare impatto visivo e di grande valore simbolico: una città fantasma che, attraverso l’intreccio delle storie dei protagonisti, torna a vivere. Un luogo che si trasforma, come la collina di Spoon River, nella memoria vivente del nostro presente. Perché solo da qui, dove tutto sembrava finito, tutto potrà ricominciare.

0 risposte

  1. Che meraviglia questa idea! Bravi, bravi, bravi! Fatelo, vi prego! Il disco di De André è un capolavoro, l’antologia di Edgar Lee Masters lo è, la traduzione di Fernanda Pivano e mi si permetta, ottima anche la cover dell’album fatta da Morgan, notevole.
    Bravi, fatelo!

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