E’ una discussione che di tanto in tanto riemerge con qualche allievo. Quando si arriva alla fine della stesura di un testo e si sono profuse molte energie è difficile affrontare la revisione. Perché si è stanchi, perché psicologicamente ce la si è fatta, si è arrivati alla fine, perché stando molto tempo nella foresta diventa difficile vedere gli alberi. E poi adesso io non riesco più a leggerlo, è una frase tipica e sincera.

A parte le ovvie ragioni di semplice correzione, la revisione è fondamentale perché è un passaggio che ci consente di dare le nostre migliori energie ad ognuna delle fasi della scrittura ed è così determinante da avere effetto anche prima di essere eseguita. Il punto è proprio questo: quando scriviamo vogliamo dare al percorso il meglio di noi ma sappiamo che non possiamo essere sempre al top, sappiamo che la stanchezza, la noia, gli ostacoli di ogni genere ci sono sempre accanto. A questo serve la revisione. Ad affrontare con le migliori energie le diverse fasi del percorso. Serve al testo ma serve soprattutto a noi. Anche nella vita per quanto mi riguarda. Perché non solo rivedere fa migliorare lo script, ma se sappiamo che avremo una fase successiva di riesame ci possiamo permettere di semplificare la mission della prima fase. Quando scrivi pensando di costruire un testo già forte e compiuto, troppe domande si sovrappongono e pesano sulla tua energia.

Bisogna semplificare. Non farci carico di tutto l’arco del percorso in ogni momento del percorso. Non ne avremmo la forza. La revisione non è una fase tecnica, è una conquista dell’esperienza. Se quando sappiamo di non essere al meglio ci appesantiamo con la parte di noi che ci giudica non ne usciamo. Mentre si vive e mentre si scrive bisogna soprassedere pur sapendo che qualcosa è da migliorare.

La cosa più importante è non fermare il processo della creatività e dell’esperienza. Rimanere leggeri sempre. Così, durante la prima stesura la mission può anche essere solo arrivare alla fine. Una parte di noi sa che tante cose sono da mettere a posto. Lo faremo quando non avremo più il problema di avere in mano la storia. Tagliare le domande troppo grosse in domande più piccole. Strategia per esserci tutti in ogni fase, potendo dare il meglio di noi.

Una delle cose più difficili del giudizio è che non riusciamo a giudicarlo. Interviene come e quando gli pare scaraventandoci sulle spalle tutte le domande che andrebbero fatte in tempi diversi e con modalità differenti. Quando scriviamo dobbiamo danzare con lui, sapere che c’è, ascoltarlo ma anche educarlo a lavorare per noi e non per le nostre paure. Spiegargli che una domanda giusta nel momento sbagliato è una domanda sbagliata.

Inoltre questa dilazione dei tempi, questa capacità di darsi obbiettivi parziali e progressivi ci offre un’altra possibilità. Il passare del tempo ci concede la prospettiva. Se non riusciamo più a leggere il nostro testo per troppo esserci stati dentro, il tempo che passa ci aiuta ad uscirne. Se arriviamo a quel momento leggeri, senza più il pensiero di arrivare alla fine, possiamo senza paura guardare il nostro testo da fuori, possiamo chiederci che cosa ci vediamo dentro al di là di quello che volevamo metterci. Un processo di disidentificazione che non può avvenire troppo rapidamente.

Da ultimo, imparare a rivedere significa accettare di non raccogliere subito la soddisfazione ma di doverla coltivare più a lungo. In luogo della soddisfazione finale, però, c’è quella sistematica del revisore che toglie le debolezze, scorcia, incide, migliora. Può farlo con tutto se stesso perché tanto la strada è stata preparata. Essere leggeri è frutto di metodo e disciplina. Ma possiamo dirla anche al contrario se ci piace di più: tanto metodo e tanta disciplina servono… ad essere leggeri, a farsi domande più abbordabili, a vivere e a scrivere immensamente più felici.

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  1. Col tempo ho imparato ad amare la riscrittura, la revisione, la 2^ e 3^ e 4^ stesura. Immagino anche perché i mezzi informatici hanno facilitato, e non di poco, questa arte. A parte però il “fattore tecnico”, condivido ogni parola e, per quanto mi riguarda, mi aiuta molto impormi delle scadenze per la prima stesura e degli obiettivi precisi per le correzioni: dialoghi, carattere personaggi, descrizioni. Naturalmente, a ogni passaggio, qualora notassi cose che non mi covincono ma che non riguardano strettamente l’obiettivo, le processo comunque; insomma, scrivere è una meravigliosa passione, ma occorre disciplina, sì.

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