“Perciò, pensiamo insieme a questa possibilità. Dobbiamo riconoscere che per abolire la guerra non possiamo affidarci ai governi del mondo, perchè loro, e gli interessi economici che rappresentano, dalla guerra traggono beneficio. Di conseguenza noi, il popolo del mondo, dobbiamo raccogliere la sfida. E sebbene non comandiamo eserciti, sebbene non disponiamo di grandi ricchezze, c’è un fattore cruciale che ci dà enorme potere: i governi del mondo non possono fare una guerra senza la partecipazione del popolo. Albert Einstein aveva capito questo semplice fatto. Disgustato dalla carneficina della prima guerra mondiale, quando dieci milioni di persone caddero sui campi di battaglia d’Europa, Einstein disse: “Le guerre finiranno quando gli uomini si rifiuteranno di combattere”.
Questa è la nostra sfida: portare il mondo al punto in cui gli uomini si rifiuteranno di combattere, e i governi non avranno alcun appoggio per dichiarare guerra. Questo è utopico? Impossibile? E’ solo un sogno? Gli uomini vanno in guerra perchè fa parte della natura umana? Se così fosse, dovremmo pensare che sia impossibile liberarsi della guerra. Ma non ci sono prove, in biologia, psicologia o antropologia, di un naturale istinto per la guerra. Se fosse così, vedremmo uno spontaneo slancio verso la guerra di masse entusiaste.
Quel che vediamo, invece, è molto diverso: i governi devono fare enormi sforzi per spingere la gente in guerra. Devono allettare i soldati con promesse di denaro e terra. Devono promettere che riceveranno un’educazione, che acquisiranno delle abilità. E se questi allettamenti non bastano, devono usare la forza. I governi devono coscrivere i giovani, costringerli al servizio militare, minacciarli di arresto se non collaborano. Ma l’arma più potente dei governi è quella della propaganda, dell’ideologia
Bisogna convincere i giovani e le loro famiglie che, sebbene possano morire, perdere braccia o gambe, o diventare ciechi, quel che fanno è per il bene comune, per una nobile causa, per la democrazia, la libertà, per Dio, per la Patria. I Crociati del Medio Evo combattevano per Cristo. Le truppe d’assalto naziste avevano la scritta “Gott mit uns”, Dio è con noi, sul cinturone. Oggi, se si chiede ai giovani americani perchè vogliono andare in Iraq, loro risponderanno: “Devo qualcosa alla mia Patria”. Dio, la libertà, la democrazia, la Patria. Tutti esempi di quel che il grande romanziere Kurt Vonnegut chiama “granfaloons”: vuote astrazioni, senza significato, che hanno poco a che fare con gli esseri umani.
L’idea che dobbiamo qualcosa alla nostra patria risale a Platone, che mette in bocca a Socrate l’idea che il cittadino abbia un obbligo verso lo Stato, e che lo Stato sia da riverire più della madre e del padre. Egli dice: ”In guerra, e in tribunale, e in ogni luogo, devi fare qualsiasi cosa il tuo stato e la tua Patria ti dicano di fare, oppure devi persuaderli che i loro ordini sono ingiusti”. Non c’è uguaglianza qui: i cittadini possono usare la persuasione, non di più. Lo Stato può usare la forza.”
Howard Zinn