Conserva il suo sorriso sempre più indeciso – man mano che cresce – tra dolcezza e ironia. Un dolce disincanto che lo caratterizza in un modo specifico: realismo senza amarezza, per ora. Manipola il suo Nintendo con il quale sta combattendo una fiera battaglia tra Pokemon. Ha provato a spiegarmi che un guerriero foglia viene detronizzato da un guerriero fuoco – e fin lì mi sembra di seguire. Poi mi ha detto che però un guerriero acqua è più forte di un guerriero fuoco. E anche lì mi pare di poter seguire. Oltre non arrivo. Cominciano nomi del tutto surreali che mi sanno di presa per i fondelli, ma lui li sciorina con tanta competenza che viene proprio da credergli.

– Ma pensa te, ieri sono andato a Piacenza sotto un cielo magnifico e oggi neve sull’Emilia.

-Tanto io me ne sto accucciato qua dentro.

Poi la conversazione si sposta. La settimana enigmistica ci mette alla prova con il motivo per cui il pi-greco si chiama così. E l’aereo di Lindbergh era un monoplano o un biplano ? E quando siamo al solstizio d’estate il sole è allo zenit sul Tropico del Cancro o sul Tropico del Capricorno ?

Alla fine sono più quelle che sbagliamo di quelle che indoviniamo. Poi gli racconto di quando è capitato a me. Di quando mia zia si era addormentata e sotto anestesia aveva iniziato a fare lezione di storia della musica. Al risveglio il chirurgo le aveva detto: professoressa, so tutto di Beethoven. Abbiamo immaginato insieme di che cosa avrebbe potuto parlare. E alcune possibilità lo hanno parecchio divertito.

Poi sono saliti a prenderlo. Lo abbiamo accompagnato per corridoi sotterranei che attraversavano lo spazio da un padiglione all’altro. Un percorso lunghissimo. L’operatore che lo spingeva mi ha dato in mano la flebo. Ancora qualche minuto per chiacchierare, fuori dalla sala operatoria. Poi la mano dell’infermiera che gli solleva la maglietta del pigiama per vedere se ha sotto una canottiera. Gli hanno sfilato i pantaloni. Lo hanno coperto bene e lo hanno portato in sala.

Piccole cose, un’appendicite acuta, improvvisa. Però ieri ero a provare in teatro, Giada di guardia all’hospice e tutto era normale. La vita ogni tanto si increspa senza avvisare. Non sto parlando delle ondate vere e proprie. Basta che si increspi per capire quanto sia fluida la superficie. Basta vedere una corsia e sapere che ti riguarda. Penso agli amici carissimi che ho e che in questo momento sono implicati in cose simili ma molto più serie, per sé o per qualcuno. E non mi do nessuna risposta. Soltanto, penso a loro.

Fuori fa un freddo tremendo. Samu ha già ricominciato a parlare, a guardarsi attorno. Al parcheggio la macchinetta ha uno scontrino incastrato e non si riesce ad uscire. Arriva il custode con un cacciavite. Apre la macchinetta, estrae lo scontrino colpevole. Disuguale metodica, penso. Contaminazione delle azioni su piani diversi. Scontrino come appendice. Operazioni riuscite. La sbarra del parcheggio si alza. Samuele sorride.

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  1. <<come si dice; tutto è bene quando finisce bene! Oggi vedrò Giada e leggerò nei suoi occhi la paura passata….. un abbraccio!

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