Francesca

       saltella intorno al lettone mentre tento di rifarlo in fretta per portarla a scuola. Gestire tre anni e mezzo di  bionda ricaricata dalla notte è facile come tenere una bottiglia d’ alcool sui fornelli. Intanto che ripiego il lenzuolo e cerco i pigiami mi dispensa una perla della sua saggezza:

…e allora il pulcino diventa tuorlo.

       Il mondo che va al contrario, insomma. Come il Cineocchio di Vertov, come l’assunto di base di Memento. Il pulcino diventa tuorlo. Il piccolo animale gira sperduto per il pollaio, e mentre tiro su la trapunta me lo vedo incrociare il tacchino: Lo sai che c’è ? Io non sono ancora nato.  E il tacchino infastidito: Sei messo male bello: stamattina hanno cucinato tua madre!  E’ formidabile quando l’assurdo compare nella narrazione di una storia. Perché rende evidente che il dato puro e semplice non esiste mai. E’ stato frantumato e ricostruito dalla mente e dal cuore di chi racconta. E la storia non è storia del dato bensì quella del suo essere ricostruito. Il dato ricostruito vale di più di quello semplicemente riprodotto, perché reca in sé il valore dell’esperienza attraversata.

       Il pulcino diventa tuorlo non dice niente né del pulcino né del tuorlo, ma dice molto di Francesca e del suo aver scomposto e ricomposto al contrario l’elemento narrativo. E’ anche uno degli spiragli da cui prende vita l’umorismo: la nostra capacità di dis-organizzare il mondo e la vita in un racconto. Non raccontiamo mai le cose, raccontiamo sempre il nostro punto di vista sulle cose. Non finisco mai di capirlo. Per cui, ridendo:

– No Francesca, non è  il pulcino che diventa tuorlo.

       Lei mi guarda, stupita. Poi si riprende:

-Ah già: è la gallina che diventa tuorla.

      Ecco una lezione. La misura del micidiale. Che nel caso dell’umorismo sta nel balance perfetto tra convenzione e spiazzamento. Se Francesca non avesse tenuto il nesso tra tuorlo e pulcino / gallina, avrebbe fatto saltare quel tanto di convenzionale che ci vuole per rendere la realtà del racconto congruente con la realtà di chi lo ascolta. Se d’altro canto avesse detto Ah già, è il tuorlo che diventa pulcino, non avremmo avuto niente da raccontare perché il suo punto di vista sarebbe rientrato completamente nella convenzione.

         La scrittura è lì, davanti a noi. Chiunque ci parli ci insegna leggi profonde per cui dobbiamo solo preparare gli occhi e la mente. Il cinema deborda nella vita quotidiana, e la vita è tutta buona la prima. Come si fa ad essere così semplici, così immediati in operazioni tanto sofisticate come quella che Francesca ha compiuto ? Come diceva Bergonzoni: vi ringrazio della domanda, e spero di ringraziarvi presto anche della risposta…

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