Tra i commenti all’edit precedente ce n’è uno di un mio ex allievo, Jacopo Bedussi. E’ una poesia di Wislawa Szymborska, talmente bella che oggi mi sono perso nella ricerca delle sue altre che non conoscevo. Spesso gli allievi sono delle occasioni d’oro. Quando ho una classe di 25 persone come allo IED o di 130 come alla scuola del cinema, mi sento davanti a un numero spropositato di possibilità meravigliose. Questa è una. Cercando fra le poesie della Szymborska mi sono imbattuto in: Ringraziamento. Mi ha colpito forse anche di più dell’altra. Perché è sottile, forte, sovversiva e tranquilla, disillusa e non amareggiata. Perché contiene l’esperienza di tutta una vita e non puoi non sentirci la tua. Allora, sono certo che molti la conosceranno già. Ma per quelli che come me la scoprissero adesso, condivido la mia preda.

Ringraziamento

Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.

E’ merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perchè mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

“Non devo loro nulla” –
direbbe l’amore
su questa questione aperta.

0 risposte

  1. Sono davvero felice per questa condivisione.

    Una delle sue raccolte che preferisco si intitola ‘Domande a me stessa’, le stesse parole che si potrebbero spendere per descrivere un corso con lei.

    Amore a prima vista

    Sono entrambi convinti
    che un sentimento improvviso li unì.
    E’ bella una tale certezza
    ma l’incertezza è più bella.

    Non conoscendosi prima, credono
    che non sia mai successo nulla fra loro.
    Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
    dove da tempo potevano incrociarsi?

    Vorrei chiedere loro
    se non ricordano –
    una volta un faccia a faccia
    forse in una porta girevole?
    uno “scusi” nella ressa?
    un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
    – ma conosco la risposta.
    No, non ricordano.

    Li stupirebbe molto sapere
    che già da parecchio
    il caso stava giocando con loro.

    Non ancora del tutto pronto
    a mutarsi per loro in destino,
    li avvicinava, li allontanava,
    gli tagliava la strada
    e soffocando un risolino
    si scansava con un salto.

    Vi furono segni, segnali,
    che importa se indecifrabili.
    Forse tre anni fa
    o il martedì scorso
    una fogliolina volò via
    da una spalla all’altra?
    Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
    Chissà, era forse la palla
    tra i cespugli dell’infanzia?

    Vi furono maniglie e campanelli
    in cui anzitempo
    un tocco si posava sopra un tocco.
    Valigie accostate nel deposito bagagli.
    Una notte, forse, lo stesso sogno,
    subito confuso al risveglio.

    Ogni inizio infatti
    è solo un seguito
    e il libro degli eventi
    è sempre aperto a metà.

    Questa è sempre lei. Jo ha kyu.

    A presto.

  2. E’ un restituire un grande spazio di libertà. Ne sento la necessità, anzi, forse, il bisogno 🙂 Lei è una grande Nobel.
    liz

  3. Gli Orazi e i Curiazi.
    Se mi lasci ti cancello e il Silenzio degli innocenti. Si parlava anche di Lost.
    Charlie Kaufman e poi Raymond Carver.

    Sul muro erano attaccati i fogli con le scene.
    Secondo me c’era Francesca che correva sulla spiaggia di Riva Trigoso con gli occhi bendati, ma magari ricordo male.
    Quante cose fa venire in mente anche solo leggere jo, ha, kyu.
    Figurati chi ha seguito i corsi veri.
    Che salto all’indietro nel tempo…
    🙂
    AS

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