E’ un semaforo che conosciamo tutti, nella zona. Si tratta di attraversare a piedi la circonvallazione. Ma mentre per un verso la cosa è estremamente agevole, per l’altro è quasi impossibile. Imperscrutabili terzi tempi semaforici rendono gli stessi trenta metri da una parte un’amena passeggiata e dall’altra una mission impossible da concludere in pochi secondi. Chi deve affrontare la mission impossible conosce molto bene le due piccole oasi di cemento in mezzo alla strada, che fanno da tana in mezzo al gioco. Su queste i dannati del verso sbagliato si accalcano e riflettono sull’ineluttabilità del destino, schivando da un lato l’autobus più multietnico della città, dall’altro le auto e sulla diagonale ben due tram che curvano incidendo le ruote sui binari e i loro acuti nei timpani. Si potrebbe vendere fuffa di qualsiasi tipo,  su quelle oasi: la gente adora comprare quando è disperata.

        Il vigile non so bene che funzione svolga lì in mezzo. In questi giorni indossa una divisa bianca, scartabella il suo blocchetto per le multe, osserva. Non l’ho ancora visto fare nulla. Ogni tanto scrive qualcosa, prende mezzo appunto. Più volte ho ipotizzato un sudoku. Non pare che questo vigile serva un granché, però è lì, si sa mai. Ecco, ci sono i giorni del si sa mai. Ci si può costruire una carriera sul si sa mai. Tra chi attraversa dal centro verso la periferia camminando tranquillo e chi fa il contrario sfoderando performance da urlo, c’è lui. Sta lì in mezzo, senza guardare – mi pare – né gli uni né gli altri.

       Pagato lui, pagato l’ingegnere del traffico che ha stabilito i tempi semaforici, pagata la farmacia che strategicamente ha preso posto all’angolo, pagati gli ortopedici e i geriatri per i quali incroci gestiti così sono vere e proprie  manne, la vita scorre tranquilla. Una volta proprio un vigile a quell’incrocio visse un momento di straordinaria intensità. E’ successo circa tre anni fa. Una golf gira a sinistra tagliando di netto la circonvallazione, e il vigile… fischia. Guida un ragazzo disperato: la sua dobermann sta per partorire e perde liquido. Giace in braccio a una ragazza, sui sedili posteriori. Il vigile è inflessibile. Multa. Patente e libretto. E che si muova ad accostare che ingombra.

       Il ragazzo lo implora di non fargli perdere tempo, i cuccioli sarebbero nati in un giro di minuti, la cagna sta malissimo, i liquidi escono e insomma la questione è di vita o di morte. Ma il vigile senza fare una piega risponde che non è possibile mettere a rischio la vita degli altri cittadini per far partorire il suo cane. Sollecitato su questo punto il guidatore scende dalla macchina lasciandola in mezzo alla circonvallazione, con i clacson inferociti, i tranvieri frustratissimi perché han fatto tutto il giro pensando alla loro curva preferita e adesso non possono prenderla in velocità, le tane – oasi di cemento ormai stipate di gente che non si decide a muoversi per non perdere l’epilogo.

       La questione si sposta su un più civile e pertanto inudibile dibattito. I due argomentano, discutono e gesticolano, mentre la dobermann credo abbia le doglie e la gente è sempre più creativa: ora si vocifera del cane e di cosa bisogna fare in questi casi, altri obiettano che però un cane in natura partorisce dove partorisce, e chi se ne frega se si trova ad un incrocio. Mi aspetto che qualcuno sentenzi che però anche la dobermann poteva prendere precauzioni. Tifosi del vigile e tifosi del cane. Tutti  discutono sulla natura ambigua dell’amore. Per me rimane più ambigua la natura del semaforo, ma tant’è. Di fatto il padrone così accalorato perché non c’era un minuto da perdere, adesso si perde in chiacchiere con il vigile integerrimo.

       Inutile entrare nelle ragioni e nei torti. Si rischia di diventare tifosi e questo non aiuta mai ad attraversare davvero gli incroci. Penso soltanto che un giorno attraversi facile, un altro correndo, un altro ancora partorendo, guardando e giudicando o patendo e sudando. Attraversi quell’incrocio ma non è mai la stessa superficie. Pavimento un giorno, soffitto quello dopo, muro tra una settimana. Sempre tu, mai nello stesso punto e mai fermo. Attraversi anche se non vuoi. Portando o portato. Passante o vigile. Si sa mai: ogni volta che passa una macchina con a bordo un dobermann che deve partorire, il vigile è essenziale.

       

 


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