Se il nemico de-finisce per contrasto il personaggio, in qualche modo ci aiuta a trovarne l’ identità. L’identità è inscindibile dalla radice. In qualche modo, cioè, il nostro personaggio è ciò da cui proviene. Se da un lato si perdono i dialetti, dall’altro abitiamo un mondo nel quale i conflitti tra le etnie, le appartenenze religiose, gli orgogli e gli odi razziali, si fanno quanto mai aspri. Forse non esiste periodo che meglio di questo possa aiutare uno sceneggiatore a capire la ricchezza del ruolo del nemico.

     Se la madre dà al personaggio la vita e l’identità, il suo nemico glie le spiega. Glie le mostra, come… uno specchio. Nel nemico il nostro personaggio può vedere la parte di sé che non gli piace, la zona buia che lo attanaglia, e con la quale non può esimersi dall’ingaggiare una lotta furiosa. Perché la zona scura del personaggio è alla fine ciò che gli impedisce di essere pienamente ciò che è suo destino diventare. Ciò che sua madre gli ha dato in embrione affinché lui lo facesse crescere.

    Capire profondamente ciò che gli è stato dato come dote per la vita, e cioè capire profondamente se stesso, è un’operazione che il personaggio compie proprio prendendo coscienza della propria zona oscura. Di fronte al buio è il momento di maggior rivelazione. Nella piena lotta contro il male, cioè nel cuore del secondo atto, il nostro personaggio tocca la sua più grande pace.

    Il fatto è che non si può parlare di come si scrive una storia senza riflettere su chi la scrive. Il percorso del personaggio è sempre anche un po’ (molto in realtà) il percorso dell’autore.  Non si può chiedere a un personaggio di fare quel che non siamo capaci di fare noi. Non nel senso dell’impresa che deve compiere, altrimenti solo chi è stato nello spazio potrebbe scrivere film di fantascienza, ma dell’impresa interiore, psicologica, emotiva che il personaggio si trova di fronte. Qui si annida un pericolo che rappresenta anche il punto di arrivo della riflessione di questi giorni sul nemico. Nella mia personale esperienza ho visto i miei personaggi volgersi verso la propria ombra solo nella misura in cui sentivano che dentro di me la strada era stata percorsa. Sono persone a tutti gli effetti, e se le forzi in una direzione è come se ti dicessero: “Non ti azzardare a buttarmi in una cosa che non conosci. Perché la mia vendetta sarà terribile.” 

    Come si vendicano i personaggi ? Si volatilizzano, diventano falsi e scompaiono… d’improvviso risaltano il numero della scena, le indicazioni di clima, di giorno, di notte…. e loro non ci sono più. Naturalmente non se ne vanno da soli. Si portano via anche il pubblico. 

  

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