Discuto spesso con gli amici che scrivono, sulla prevalenza del personaggio o della storia. E premetto che non ho pregiudizi, ritengo solo che le persone siano originali ogni volta, le vicende più o meno sempre le stesse. Ma non per questo meno forti o autentiche. Però mi viene in mente un piccolo passaggio de “Il cinema oltre le regole”, testo già citato in questo blog, che mi sembra un discreto contributo alla discussione.

    “Una delle questioni con cui dovrete continuamente confrontarvi è quella della supremazia del personaggio rispetto al plot, o viceversa: è il dilemma storia di primo piano / storia di secondo piano. (…) Le storie vengono arricchite dall’avere sia una storia di primo che una di secondo piano. Tuttavia, ci sono alcune storie e generi che necessitano più dell’una che dell’altra: i film d’avventura, le farse, la satira e i musical non hanno bisogno di personaggi tanto complessi, quanto di plot elaborati. Altri generi, come il melodramma e il film noir, dipendono dalla complessità dei personaggi; quindi, nel melodramma e nel noir è maggiore il tempo filmico speso nella caratterizzazione piuttosto che nel plot.

(…)

    “Implicito nell’affidamento al personaggio è un maggiore affidamento ai dialoghi. Il vostro dialogo nelle storie di secondo piano deve essere eccezionalmente intenso e attraente, così da compensare la semplicità del plot. L’esigenza di stimoli da parte degli spettatori non è minore nella storia di secondo piano rispetto a una storia di primo piano. Tenete a mente l’equilibrio che esiste tra plot e personaggio. Di cosa ha bisogno la vostra storia ? Più dell’uno o più dell’altro ?”

 “Il cinema oltre le regole” – Ken Dancyger – Jeff Rush

 

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