Non mi era mai capitato, a memoria, di vedere un film torchiare così duramente una platea.  La gente non riesce a distogliere lo sguardo e non ne può più di uscire. Di rivedere il cielo, la luce del sole o anche dei lampioni. Eppure, nessuno ha desistito. Perché Joshua è un film che non ti chiede di essere visto, ti chiude nell’angolo e ti zittisce finché non è finito.

    E’ un interno familiare borghese con genitori e bambino di nove anni, Joshua appunto. Il film comincia con la nascita tardiva di una sorellina. L’evento provoca un dissesto psicologico nella famiglia, che si fa sempre più disperato perché il risentimento e la gelosia del bambino si innestano sulla sua intelligenza da superdotato, e trovano carne molle da pugnalare nella psiche debole e depressa della madre. Il padre media, supervisiona, copre le magagne, accorre in aiuto di chiunque. Ma naturalmente non basta. E la situazione degenera sempre di più. Non svelo il finale.

    Ma mi è indispensabile dire che nello sviluppo della storia, nella seconda metà del secondo atto, fa capolino la realtà dell’abuso. Joshua mostra un’aggressività macabra, incline alla necrofilia. Da qualche parte la crudeltà che riceve dalla vita deve poter uscire, e le vittime sono di volta in volta i criceti che stavano in classe, il cane del suo papà, addirittura la nonna. Ma il suo talento gli consente di non farsi beccare mai. Non c’è mai la certezza assoluta che il colpevole sia lui.

    Nel punto più cupo del film, Joshua chiede alla mamma – disperata e depressissima – di giocare con lui. Con grande fatica la madre accetta. E quando smette di contare, Joshua non si trova più, e nemmeno la sorellina nella culla. Tutta la sequenza è girata, montata e musicata in perfetto stile horror.  E derivando dal clima di assoluta “imprendibilità” di Joshua, crea nella vicenda un clima thriller molto vicino al genere vero e proprio. Per un certo verso questo è il punto di maggior abilità di tutto il film. Perché iniziare in modo realistico, intenso, vero, e pian piano inserire nel racconto degli elementi di genere è tutt’altro che facile. 

    Il film si può scucire, la credibilità crollare. Ma se si riesce in questo inserimento, si innesta su un dramma realistico la forza degli elementi del genere. Esito: un torchio per la platea, una tagliola per il respiro. Efficacissimo. Certo, se devo essere sincero in questo momento non sarei andato a vedere un film così.

     Sia come sia, c’è un altro aspetto nell’impianto narrativo che invece mi sembra funzionare meno. E’ vero che in una famiglia possono esserci sia una madre con depressione post partum che una situazione di abuso su un bambino. Ma siamo sempre lì: se gli elementi drammatici non sono concatenati l’uno all’altro da una necessità drammatica profonda ma sono semplicemente aggiunti l’uno all’altro, qualcosa dentro di noi ci avvisa che la storia non è del tutto vera. Che sa per lo meno di costruito. Ma vorrei chiarire questo punto.

    Non si tratta di raccontare al massimo un problema a storia. Se ne possono raccontare anche dieci se si è capaci. Ma i problemi sono ostacoli, e gli ostacoli sono destinati a svelare il cuore del personaggio, a farlo lottare contro il proprio fatal flaw. Se cominciano ad essere aggiunti per il semplice fatto che nella realtà possono coesistere senza nessuna spiegazione particolare, significa che stiamo dimenticando che il senso di una storia è toccare la profondità di un animo. Di un personaggio. Allora può essere anche che Joshua soffra di calli, per esempio, ma non per questo è il caso di dirlo. Forse la nonna era malata di cuore, ma non c’è ragione di fermarcisi sopra. Non perché non sia grave, ma perché non si trova sulla linea degli ostacoli che puntano al vero tema del film.

     Così, Joshua si svela anche un po’ nel gioco furbo che fa. E quelle sequenze abilmente virate in horror assumono anche un altro senso, meno perfetto di quello precedente. Sì, nel complesso se siete in un buon momento, se il tempo è bello, se non avete nessuna particolare afflizione, Joshua può essere un film che vale davvero la pena di vedere. Se no magari… conoscete un buon ristorante ?

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