Rotola sulla battuta dell’onda su e giù, tra l’acqua e la sabbia, proprio dove nei film d’amore arrivano le bottiglie con i messaggi. E forse è proprio quello che è: una bottiglia con un messaggio. Il problema adesso è aprirla e leggerlo e capire la lingua in cui è scritto, dato che un messaggio di solito viene mandato per essere inteso.
Francamente, cosa capisco di questo bambino non lo so. Mi sembra piuttosto che sia lui a farmi capire qualcosa di me. Non lo sapevo che stavano morendo dei bambini? Tutta l’Europa è attonita davanti a questa foto e dato che tutta l’Europa sa benissimo come stanno le cose a me viene da chiedermi che cos’abbia di speciale questa foto.
Questa, come quella della bambina che chiude gli occhi alla bambola – falsa – come quella del cormorano nella Guerra del Golfo – falsa. Stavolta no, pare proprio essere vera ma non è questo il motivo per cui funziona così tanto.
Quel corpo riverso con la faccia nascosta e il sederino all’insù è… un batuffolo. Muoiono migliaia di bambini in quest’odissea, ma solo lui è così batuffolo. Giusto per prendere atto: impazzisco per i batuffoli. Impazzisco per tutto ciò che è innocente nel senso etimologico del termine: in – nocente. Che non può nuocere. Amo incondizionatamente tutti quelli – animali e umani – che non sono in grado di farmi del male.
Non voglio offendere nessuno ed è solo una sensazione personale, ma a me sembra che l’ondata reattiva a questa foto sia nient’altro che quella efferata degli animalisti contro chi maltratta gli animali. Dietro a questa emotività risiede – occulto e potente – un ego senza fine. Che non ha niente a che vedere con la verità di quel che accade e nemmeno con il sacrosanto amore per gli animali (che davvero hanno da insegnarci) ma solo con la mia esigenza di separare buoni e cattivi e di iscrivere il mio nome tra i buoni. Operando così proprio quel taglio e alzando proprio quel muro di cui vado lamentandomi.
Nelle parole che si leggono in rete riguardo al batuffolo sulla spiaggia, così come in quelle per tutti i batuffoli di pelo che popolano il regno di Facebook, si legge un rancore efferato, si legge di tutto ma è quasi sempre un tutto pieno di rabbia. Si legge spesso di Dio, che se esiste è tutt’altro che buono e misericordioso, dato che permette quest’orrore.
Ora se Dio esista o meno io non lo so. Ma se le cose hanno una logica, Dio è quel bambino. Le parole hanno un senso: se c’è un Cristo è nei poveri cristi. Non nei potenti. Non nei vincitori. Che sono i vincitori di questo mondo. Se esiste, quel bambino non mi dice che cosa fa Dio all’uomo, ma eventualmente che cosa fa l’uomo a Dio. E in ogni caso – questo con certezza – che cosa fa l’uomo a se stesso.
Non so se Dio permetta quest’orrore, so che lo permette certamente l’uomo. C’è del genio in quest’umanità che nega Dio e gli dà le colpe delle proprie efferatezze.
E sempre che un dio dell’amore esista, l’amore obbligatorio e costretto non sarebbe amore perché non sarebbe libero. Non accadrebbe quest’orrore ma sarebbe orribile ogni cosa che accade.
Mi pare che l’opinione pubblica sia di fronte a un paradosso: non tollera gli immigrati, li vuole respingere in mare, li teme e li battezza terroristi. E adesso – potenza del batuffolo – piange un loro figlio. Probabilmente ne accusa i genitori per averlo condotto in un viaggio così pericoloso. Non conoscendo evidentemente la condizione di partenza di quella famiglia e di tutte le famiglie che attraversano il mare, data la quale il viaggio era quasi certamente la miglior ipotesi possibile di salvezza anche per quel bambino.
Mi piace una cosa, di questa foto. Che – almeno da quella che ho visto io – non si vede la faccia. Mi sembra perfetto. Non c’è razza. Non c’è identità. Batuffolo è tutti i bambini come lui. Non c’è un volto perché ha il volto di tutti.
Ti sia lieve il viaggio. E lo sia anche ai tuoi genitori.