Come cambiare la vita

Il Ritratto del Duca, ultimo e definitivo film del grande Roger Michell – che resterà per sempre legato alla magia di Notting Hill – è un piccolo e delicatissimo compendio su come fare la Rivoluzione. È infatti la storia di un ‘impresa impossibile: cambiare la vita. Non la propria, ma quella di tutti, quella di un’intera Società.

Può un uomo anziano con l’aiuto di un figlio mezzo farabutto riuscire nell’impresa? Forse al cinema, ma nella vita certamente no. Il  protagonista di questa storia è un sessantenne che nel 1961 “ruba” il Ritratto del Duca di Wellington del Goya, dalla National Gallery di Londra al solo fine di costringere il Governo a investire maggiormente nella cura degli anziani. Ecco: la cosa speciale de Il Ritratto del Duca è che questa storia è vera.

Quando tutto – età, classe sociale, forze e mezzi – ti dice che sei ai margini della Società, il più banale buon senso ti consiglia di adattarti meglio che puoi alle condizioni che ci sono. Ma esiste un mix che in alcuni di noi ogni tanto si accende. E allora può succedere di tutto.

I punti di forza della personalità di Kempton Bunton

Il primo elemento è l’Immaginazione. Per cambiare la vita bisogna saperne immaginare un’altra. Un’immaginazione rapace, che artiglia il futuro con forza come se i limiti della normalità non esistessero. Questa è la prima risorsa di Kempton: la capacità di ridisegnare l’orizzonte che ha davanti, di vedere spazi dove ci sono muri e campi di grano dove c’è il deserto. Che nel suo caso è appunto un mondo senza canone TV per gli anziani e per i meno abbienti.

Il secondo elemento è la Creatività. I sogni vanno bene, ora bisogna pensare a come realizzarli. Se si vuole una rivoluzione, i castelli in aria non vanno buttati giù: vanno tenuti in equilibrio tra la mente e il cuore finché non gli facciamo le basi per tenerli a terra. Creatività è l’anagramma di Cattiveria e in effetti a volte ci vuole anche un po’ di quella, perché quando vuoi cambiare vita qualche vittima la farai inevitabilmente. La Creatività è l’ala concreta dell’Immaginazione e aiuta a risolvere le situazioni.

Il terzo elemento è il Coraggio. Non possiamo sapere quanto ne abbiamo finché la vita non ci mette alla prova. Scriveva Wisława Szymborska:

Conosciamo noi stessi solo fin dove

siamo stati messi alla prova.

Ve lo dico

dal mio cuore sconosciuto.

Quando il quadro rubato arriva a casa di Kempton, si tratta davvero di avere molto coraggio, ma…

Darsi degli obiettivi

…se da bambini ci insegnano che non dobbiamo avere paura, più tardi capiamo che il coraggio sta proprio nel non avere paura di avere paura, perché la paura prima o poi tocca a tutti. Ed è un tocco magico quello di Kempton Bunton, perché risponde alla paura dandosi un obiettivo gigantesco, un’utopia che può venire in mente solo a un bambino, alla meravigliosa capacità infantile di credere, immaginare e dare seguito alle sue fantasie per un mondo migliore.

Gli obiettivi sono dei sogni che rendiamo progetti attraverso le azioni. Passo per passo arriviamo ai miracoli, così come Kempton Bunton arriva a dire al mondo la sua proposta sul canone TV gratuito per gli anziani. Ed è interessante come questo percorso passi anche da un processo penale, perché alla fine si tratta pur sempre di un furto. Il processo prevede un giudizio e la prima cosa che i sogni subiscono è il giudizio del nostro tribunale interiore, oltre a quello degli occhi degli altri.

Come accettare la fine di una relazione

La vicenda parallela, interna, ci racconta di una famiglia in cui un grave lutto è rimasto irrisolto per anni. La figlia di Kempton e Dorothy è morta cadendo dalla bicicletta appena regalata da loro. Quando un incidente ti cambia la vita può succedere di tutto. Qui, in questo caso, avviene in Dorothy come una paralisi. Il senso di colpa le ha impedito di continuare a vivere, le ha impedito di amare e di amarsi, in una logica inconsapevole di espiazione senza fine.

Le relazioni si bloccano e l’esperienza quotidiana non viene più scambiata. Quando si gela il cuore possiamo rimanere freezati e non riuscire più a uscirne. Qui il film ha un altro tocco delizioso. Perché nelle mille bugie che Kempton dice alla moglie per riuscire a compiere tutti i suoi traffici illegali, il suo amore è sincero e dolcissimo. Non si riesce più a distinguere quando si può parlare di bugia e quando si deve parlare d’amore. Di un amore attento e di un ascolto sincero. Per Kempton non è un problema dire bugie se queste bugie proteggono chi le riceve.

Ma il grosso problema di superare la morte di sua figlia rimane. E Kempton lo affronta continuando la sua relazione con lei. Continuando a parlare con il suo dolore, scrivendo una commedia nella quale ripercorre gli eventi modificandoli appena, rielaborando fra sé e sé tutto il passato. La sua strada è continuare la relazione con chi non c’è più attraverso la relazione con se stesso. Non concedere alla morte di un’altra persona il potere di separarlo dalla propria vita. La cosa è talmente potente da riuscire ad attrarre come verso una luce anche l’arrabbiatissima Dorothy.

In conclusione, mentre Dorothy piange il passato, Kempton sogna un futuro diverso per tutti. Convertire lo sguardo dal passato doloroso personale al futuro luminoso di tutti è un passo da gigante ed è quello con cui Roger Michell si congeda dal mondo. Un senso di grande gratitudine verso il suo lavoro mi prende lo stomaco durante i titoli di coda. Come un amico che non vorresti veder andare via. Ma è proprio l’ultima indicazione che ci dà: sognate, abbiate coraggio, mettete in atto le idee. Cambiate il mondo.

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