Che cosa rende uno spettacolo “pericoloso” per i nostri figli o per i nostri alunni ? Esiste un modo per difendersi dalla valanga di stimoli che ci sommergono arrembanti e convulsi ? Ci sono riferimenti validi per discernere il valore o il disvalore nel mezzo della marea di immagini, informazioni, parole… ?

    Nel corso della mia esperienza ho riscontrato un grande bisogno nei genitori e negli insegnanti, negli educatori in genere, di disporre di qualche elemento di analisi più preciso e meno spuntato, meno impotente per analizzare, gestire e utilizzare al meglio questo stato di overdose mediatica. 

    Naturalmente anche io mi ci trovo nel mezzo e quindi come tutti navigo a vista. Ma è inutile negare che una buona bussola e una certa conoscenza del mare possano essere determinanti in tempi di burrasca. Gli strumenti della terraferma non servono quasi più: non esiste più la televisione da una parte e noi dall’altra. Siamo dentro, fuori, intorno. Interattivi con i cellulari e forse disattivati nei contenuti.

    Eppure ci sono alcune cose che stanno più giù, che si conoscono meno e che fanno parte delle strutture profonde del raccontare e del comunicare. Così ho pensato di ideare questo viaggio, da compiere insieme a un gruppo di genitori o di educatori, o di persone comunque a contatto con giovani e giovanissimi che navigano reti, canali satellitari, spot e blog…

    Un viaggio che non servirà a calmare la burrasca, ma darà indicazioni su come prendere le ondate che arrivano, sul riconoscerne la natura, a volte anche salubre. Discernere, insomma, con attenzione e senza paura, perché comunque oggi il mare è questo e bisogna continuare a navigarlo.

 

    Il Viaggio.

 

    Il Porto.

 

    L’Equipaggio.

 

    Le Spese di Viaggio

 

 

 

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