Di solito nessuno cambia se non c’è una ragione più che buona per farlo. Ma… quando alla fine capiamo, non c’è niente che possa fermare il nostro divorzio, la nostra storia d’amore, la nostra nuova identità, la nostra scelta di lavoro. Si chiama momento di illuminazione, e secondo gli americani si trova al mid point del secondo atto. Una persona arriva con le spalle al muro e non può far altro che svoltare. O svolta o muore.
Vorrei fermarmi a considerare tutto quello che la vita fa al personaggio affinché arrivi al momento di illuminazione, momento che precede un lungo travaglio – ne parleremo – prima che il cambiamento sia autentico e completo. Se analizziamo cosa avviene normalmente a un personaggio in tutto il primo atto e fino alla metà del secondo (anche oltre per la verità) non troveremo altro che una serie di ostacoli. Ostacoli che tendono a scoraggiarlo, ostacoli che tendono a togliergli la stima in se stesso. Ostacoli più fini e sottili, che tendono a fargli credere che in fondo i suoi desideri siano rinunciabili e inessenziali.
E’ il nostro personaggio contro la propria vita. In ogni ordine e grado di conflitti: viene discusso, messo sulla graticola, provato fino in fondo. Tutto affinché… arrivi a questo momento: l’illuminazione, il principio del suo cambiamento che sarà tutt’altro che facile quando dovrà confrontarsi, nella seconda metà del secondo atto, con la vita concreta e le difficoltà di sempre. Da questo però traggo ogni volta la sensazione che gli ostacoli siano un atto d’amore della vita nei confronti del personaggio. Che il fine dell’avventura sia conoscere se stessi per ciò che c’è di intimamente nostro, specifico, unico in noi. In altre parole: conoscere il nostro vero nome.
Poi però… capitano situazioni che difficilmente riusciamo a far rientrare in questo discorso. Giada ha seguito un paio di famiglie, un mese e mezzo fa, con bambini piccolissimi e già malati terminali. I genitori sono annichiliti. La vita si ferma, le parole smettono di avere senso. Succede una cosa molto grave: che l’ostacolo adesso è troppo forte, e anziché portare una persona a capire qualcosa di sé e del proprio cammino, la distrugge e la devasta, e Dio solo sa in che modo e se mai ritornerà a vivere.
Che storia è questa ? Che ne direbbero gli americani con il loro mid point ? Se il mid point mi uccide, la storia è finita. Ed è finita male. Non lo so. Scrivere è un’operazione da compiere con silenzio, con coraggio estremo e assoluta cautela, con umiltà e con spregiudicatezza. Scrivere è solo un modo per cercare di capire, è il contrario di spiegare. Ci sono storie che non si possono dire. Perché sono troppo, perché ridicolizzano ogni parola. Per ora sono qui. Le posso soltanto ascoltare…
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