Matteo svolta un angolo e finalmente… ecco il palazzo elegante in cui lavora la mamma. Il bambino si avvicina ma… dal marciapiede vede i tavolini all’aperto della trattoria vicina… la mamma è lì, con il suo capo. Mangiano e parlano piano. Sono eloquenti gli sguardi. La mano del dentista tiene quella della mamma. Matteo non era preparato al nuovo colpo. Rimane a guardare. Poi via, di corsa, come ha fatto il papà. Scappa Matteo, scappa!

    In ospedale la situazione è grave. L’intervento è riuscito ma Alessandro non si risveglia dal coma. La polizia però ha trovato i documenti dell’uomo. L’ospedale prova a chiamare la sua famiglia. Suona libero…. Il telefono squilla ma in casa non c’è nessuno…. Parte la segreteria… la cui voce giunge anche fuori dalla porta, dove Matteo è accucciato con la testa poggiata sullo zainetto. Sente la voce di un uomo: “Ospedale Fatebenefratelli, il signor…” Matteo è stanchissimo. Si asciuga gli occhi non vuole piangere. Riparte. E’ pomeriggio inoltrato, Milano si accende di lampioni e di fari.

Anna ha terminato il suo lavoro. Lo studio ora è vuoto. Il dentista si toglie il camice. Lei appende il proprio nell’armadietto e, richiudendolo, si ritrova di fronte l’uomo che, senza esitare, la bacia. Tra i due l’attrazione è troppo forte.

    L’elettrocardiogramma di Alessandro continua regolare, il respiratore soffia aritmicamente nel silenzio della stanza.

    Matteo corre con le sue ultime forze, entra in accettazione, chiede qualcosa. Gli viene indicata la rianimazione ma non si può entrare. Le infermiere lo trattengono e chiamano un medico. Matteo adesso parla con il dottore. “Dov’è la mamma ?” “E’ via per lavoro, non c’è”.

    Anna rientra a casa. Sulla soglia lo zainetto del figlio la insospettisce e la inquieta. Le luci sono stranamente spente… La donna chiama, ripete a voce alta il nome del marito e del figlio: nessuno risponde. Uno sguardo in giro: la segreteria telefonica pulsa.

Matteo entra con la mascherina nella stanza del papà. Si siede e rimane accanto a lui. Il medico chiude la porta e in corridoio si raccomanda all’infermiera: “Il bambino è scioccato, bisogna trovare la madre”.

Anna entra come una furia in ospedale. L’infermiera le dice di stare tranquilla. Sono lì suo marito e anche suo figlio. C’è stato un incidente.

    Anna adesso è bardata per entrare. Apre la porta della camera, Alessandro è nel letto con gli occhi chiusi. Ma il bambino non c’è più.

In soggettiva, da sotto il letto di Alessandro, vediamo un grande agitarsi di piedi. ‘Era qui un momento fa’. ‘Dove può essere andato, nessuno l’ha visto ?’ ‘Era sotto shock, può essere tornato a casa in cerca di lei signora.’ ‘A casa ? Vengo da lì.’ ‘Magari è andato via ora…’ ‘Vado a cercarlo.’ Due piedi di uomo si avvicinano a quelli di Anna. “Stia qui signora, noi facciamo molto prima. Abbiamo l’indirizzo, mandiamo una volante”.

    Tutti escono, rimangono i piedi di Anna. Sotto il letto, lo sguardo di Matteo continua a seguire i passi della mamma. Il suo viso è senza espressione.

Anna ha gli occhi gonfi. Guarda il segnale dell’elettrocardiogramma. Poi si volta verso la finestra.

Fuori la città ribolle, anche di notte…

Titoli di coda. 

 

giovanni covini – sabrina gioda

Trattamento per un mediometraggio – settembre 2006

 

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