Carlo Tavecchio è nato il 13 luglio 1943. Oggi ha 74 anni. Nel 1968 ne aveva 25. Chissà cosa diceva allora del potere. Forse era uno di quelli che ne auspicava la fantasia. Se è così, la sua vita è un successo pieno. Perché il potere che oggi trattiene fra le mani non può che essere opera di una fervida fantasia.
E’ una fantasia molto maschile. Quella di non morire mai. Di poter decidere di tutto e di tutti per sempre indipendentemente da quel che ne pensino. Non è così lontana da un’altra fantasia sempre maschile: quella di chi pensa di poter disporre del corpo di chiunque, forse non riuscendo a contattarne l’anima. Due fantasie trendyssime.
Eros e Tanatos sono campi di gioco meravigliosi per il nostro narcisismo. Essere i più forti ed essere immortali.
A parte stupide generalizzazioni che non è mai il caso di fare, mi è capitato spesso di confrontarmi con dei sessantottini e di sentire nelle loro parole un forte disappunto per la generazione successiva. Abbiamo ereditato il frutto della loro lotta senza averlo meritato, snobbiamo la libertà frutto di conquiste di cui non capiamo il valore, siamo molli e soprattutto non siamo incazzati. Ecco questa cosa che bisogna essere incazzati è molto sessantottina, almeno nella mia esperienza.
Anche di alcuni registi viene detto. Bellocchio? Sì, bravo, finché era incazzato. Poi vabbè lasciamo stare. Chi come me nel ’68 ci è nato, è stato adolescente nel pieno degli anni ’80. Edonismo, cinismo, Milano da bere. E nell’82 Campioni del Mondo, ma non come nel 2006. Lì si battevano Argentina, Brasile, una forte Polonia e la Germania in finale.
Bruno Conti eletto miglior giocatore del torneo, saltava gli avversari e crossava. Saltava e crossava. Ininterrottamente. Non glie la toglieva nessuno. Non sapevi mai che cosa avrebbe fatto. Era fantasia pura. E potere. Il potere di mettere la palla sui piedi di Pablito. Campioni del mondo con un Presidente della Repubblica che nemmeno a disegnarlo apposta. Partigiano, pipa in bocca, diceva che i fumatori sono più tolleranti dei non fumatori, perché nessun fumatore si è mai lamentato di un non fumatore. Fantasia pura. E potere.
Poi gli Ottanta sono finiti. E nel ’92 è iniziata Mani Pulite. Ogni cosa ha un prezzo. Fine dell’adolescenza, fine della fantasia e potere decapitato. Craxi che se ne va sotto una pioggia di monetine. Di Pietro santo subito. La Storia insegna ma l’uomo non impara quindi la Storia si trova costretta a ripetere la lezione.
E la lezione sul potere è forse quella che la Storia ha dovuto ripetere di più. Saul David Alinsky diceva che il potere va ai due estremi: a coloro che hanno i soldi e a coloro che hanno le persone. Uno che nel ’68 aveva 16 anni è Harvey Weinstein. Per lui la fantasia è stata un campo professionale. Poi la fantasia è diventata quella di poter disporre del corpo di chiunque ed è stata agita con il potere.
Questi due mondi maschili, che sognano di essere eterni e di possedere chiunque, hanno lo stesso fondamento. La paura di morire. Sono mondi maschili e tragicamente fragili. Tragicamente sganciati dalla realtà, tanto che finiscono fuori dal mondo come l’Italia e come Weinstein in questi giorni.
Si sente ripetere che Tavecchio sta aggrappato alla poltrona. Se Tavecchio si aggrappa significa che qualcuno lo tira. Non molti lo sanno, ma il Presidente Federale non percepisce stipendio. Cioè Tavecchio non guadagna un euro dal suo essere su quella poltrona. Non direttamente diciamo. Quindi non si aggrappa per necessità né per fame. A tirare Tavecchio via da quella poltrona è il tempo. Alla fine aggrapparsi al potere è aggrapparsi alla vita, è una lotta per la sopravvivenza.
Credo che la scommessa si giochi tutta lì: vivere preparandosi ad andare via, imparando a salutare. Sapersi allontanare dalle persone, dalle cariche, dalle relazioni anche più intime quando il tempo è arrivato. Perché – nonostante il narcisismo da cui siamo sommersi tenda a confonderci su questo – il tempo per salutare tutto e tutti arriva sempre. Platini ha detto: “Un giorno, durante una partita, è arrivato un pallone verso di me, ma è spuntato un terzino e mi è scappato via. In quel momento ho capito che la mia carriera era finita”.
L’Italia fuori dal mondiale è una metafora perfetta. Non accettare il tempo che passa ci elimina dal futuro. Ed è logico, perché se il tempo non passa il futuro non può arrivare. E anche Weinstein è una metafora perfetta. Prendere senza chiedere significa aver paura del no. Ma senza chiedere escludiamo a priori l’esperienza più bella della vita. Una donna che ti dice sì.