“Siamo a Bari, un giorno d’estate del 1988. Una giovane coppia di fidanzati va in centro a far spese. Passando davanti a un negozio di abbigliamento la ragazza vede un vestito che le piace. Decide di comprarlo ed entra nel negozio. Il fidanzato resta fuori e se ne va a curiosare fra le vetrine lì intorno.

Il proprietario del negozio invita la ragazza ad entrare nel camerino del retrobottega per provare l’abito. Passa il tempo e la ragazza non esce. Finché il fidanzato, stanco di aspettare, si decide ad entrare per chiedere a che punto stanno le cose.  Il proprietario, meravigliato, gli dice che la ragazza non c’è più, se n’è andata da un pezzo. Il ragazzo si insospettisce, trova due poliziotti, racconta loro la storia, li convince ad entrare nel negozio e a dare un’occhiata.

In un punto del retrobottega i poliziotti si accorgono che il pavimento suona a vuoto. Scoprono una botola che immette in una specie di sala ben illuminata dove si trovano alcuni chirurghi, almeno tali sembrano dai camici che indossano e dai bisturi che hanno in mano, che stanno ancora sezionando la ragazza. Il negozio mascherava un commercio d’organi in piena regola. I chirurghi li prelevavano e li predisponevano per la consegna al mercato nero…

In quell’estate del 1988 questa storia conobbe una grande diffusione, a Bari e non solo. Molti la presero per vera, anzi volevano in tutti i modi sapere quale fosse il negozio-mattatoio e conoscerne il proprietario. Intanto le madri chiudevano in casa le figlie, tenendole al riparo da boutique e negozi d’ogni tipo. Finché polizia e giornali dovettero ricorrere a ripetute smentite pubbliche che, alla fine, riportarono la calma.

Ma perché, ci chiediamo, la gente si dimostra così incline a credere a certe storie? Una bella domanda, questa, per una risposta tutt’altro che semplice. Ma vale la pena di tentare. Perché il problema delle storie e della loro credibilità investe non solo la vita sociale e politica di un popolo, ma anche il funzionamento stesso del pensiero. “

Se vi attizza, compratelo. Andrea Smorti è una mia nuova passione. Di una bravura pazzesca.

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