Il tempo della pietra e quello degli insetti. Il tempo della pietra dentro di me e quello degli insetti davanti a me. Un amico mi spiegava che il tempo è la quarta dimensione dello spazio. Non saprei ripetere il perché ma mi accontento di considerare la cosa da un punto di vista narrativo. Osservare i personaggi con la consapevolezza del tempo “che prima e dopo si stende”, per un tempo infinito. Forse è una questione di… distanza. La consapevolezza di un immenso prima e di uno sterminato poi, ci pone come in un silenzio siderale di fronte alla vicenda di cui ci stiamo occupando.

    La traiettoria dei nostri personaggi non è più coincidente con la linea del nostro racconto, ma diventa un segmento all’interno della retta infinita di tutte le storie possibili. Il luogo in cui abita il personaggio non è più la centralità del tempo del mondo, ma il luogo di risonanza di tutte le memorie e di tutte le speranze, delle paure e dei rimpianti. Ogni fatto, ogni azione, illuminati dalla necessità delle stagioni che le contengono.    

    Forse non si tratta di dirle, queste cose, ma di dire le stesse cose di prima aprendo i risuonatori di ogni parola, di ogni immagine, a tutto ciò che il singolo insetto che vive un giorno solo evoca di infinito. L’enorme, antica lentezza insita nel volo di una zanzara. Il tempo infinito di preparazione dell’architettura delle sue ali, il progresso implacabile della biologia che l’ha portata a staccarsi dalla superficie dello stagno per posarsi sulla mano del nostro personaggio, per nutrirsi di lui mentre sta sostenendo il colloquio di lavoro che cambierà la sua vita. Un momento cruciale nella vita di un uomo si interseca con una puntura di zanzara. Le due cose hanno entità assai diverse se viste nell’oggi, assai simili se viste da un tempo infinito. Piccole vibrazioni che esprimono molto più di se stesse.

    Spostare il valore di ogni azione e della vita dei nostri personaggi da ciò che sono a ciò che portano avanti in un disegno che li supera, che li comprende ma che non comprendono. Inserirli nell’immenso ordine di cui il loro piccolo disordine fa parte.
Non so se riesco a spiegare. Mi piacerebbe riuscire a mostrare questa cosa nel prossimo lavoro, che è alle porte: vivere pienamente il tempo della nostra vita, e insieme vivere il nostro essere segmenti di un tempo infinito.

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