“(…) Capitava, di quando in quando, che un cacciatore scorgesse tra gli alberi una ninfa e tentasse di inseguirla. Allora Atalanta (se era toccato a lei) fuggiva come una cerva e ben presto l’incauto cacciatore, col fiato grosso, era costretto a fermarsi. Ma non tutti i cacciatori si stancavano così presto. Povera Britomarti, per esempio, quando Minosse la sorprese arrampicata su un ulivo e la pregò dicendo: – Non mi sfuggire, io sono un re nella mia città e tu sarai regina se mi sposerai.

    Minosse si aspettava che Britomarti gli rispondesse, non che balzasse a terra e schizzasse via, gettando l’arco per correre più leggera. Subito però egli la rincorse chiamandola (…). Alla fine Britomarti si trovò in cima a una roccia altissima, (…) non seppe, o non volle, fermarsi, mentre già Minosse la incalzava, e cadde senza un grido. La pescarono, più tardi, due vecchi marinai, e le diedero sepoltura sulla spiaggia. (…)

    La misera fine di Britomarti rattristò grandemente Atalanta, e provocò una svolta nella sua vita. Da quel giorno, infatti, essa cercò l’occasione di vendicare la sua compagna. Doveva essere una vendetta esemplare. Tutta la Grecia ne avrebbe parlato. (…) Giungevano intanto, dalla lontana Calidonia, strane notizie. Si diceva che un terribile cinghiale devastava i campi, faceva strage di animali domestici e spaventava le popolazioni. (…) Più di un cacciatore era partito per ucciderlo, ma nessuno era tornato a casa. (…)

    “Quel cinghiale – disse Diana – ha appena cominciato la sua opera. Io stessa l’ho scatenato sulla Calidonia, per castigare re Eneo.” (…) Il re, a quanto si dice, (…) si era semplicemente dimenticato di Diana all’epoca dei sacrifici primaverili (…). Re Eneo (…) chiamò a raccolta tutti gli eroi di Grecia, promettendo ricompense e onori a chi lo avesse liberato dalla fiera. (…)

     Atalanta udì il bando una sera. (…) “Ecco la mia occasione” – pensò. – Io ucciderò il cinghiale, e umilierò quei fanfaroni. Dopo che avrò ucciso quel cinghiale rivolgerò le mie frecce contro di loro. Oh, non starò ad ucciderli, mi basterà di vederli scappare come topi. Sono sicura che Diana approverà il mio progetto.” Diana esitò prima di permetterle di partire.  “Tu non conosci gli uomini, – disse, – essi sanno essere malvagi, a volte.

    Ma poi aggiunse: – Sei nata tra loro, anche se essi ti hanno ripudiata. E’ giusto che ti misuri con loro. Va’, ti lascio libera. 

Libera ? Ma io tornerò da te subito dopo. E’ qui che voglio vivere…

Tornerai ? Non so. Sarai tu a decidere. Ti lascio libera. Puoi tornare o restare. Se troverai che vi sono cose migliori della caccia, e più belle dei boschi in cui sei cresciuta, seguile.

Tornerò, – ripeté Atalanta, che non poteva capire quei confusi discorsi. Afferrò l’arco, fischiò al cane e partì correndo.

Qualche giorno di riflessione…

 

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