E’ grande il ruolo di quest’orsa. Perché rappresenta il re e la regina senza la pesantezza della ragione e della cultura. L’orsa è senza vincoli, è puro istinto. Questo beat ci mostra tutto ciò a cui rinunciano il re e la regina. Da una parte c’è un sovrano che si rifiuta di farsi identificare come padre di femmine, dall’altra un’orsa che non si fa problemi a diventare madre di essere umano. Dopo un inizio tremendo e violento ecco una scena di grande dolcezza. Soprattutto a dare dolcezza è la velocità buona dell’istinto materno, l’immediatezza che scaturisce nell’incontro tra due esseri viventi. L’orsa arriva prima dell’aquila. La madre prima del predatore. Una madre sa proteggere prima che il killer arrivi. E’ questo che suona come una sinistra condanna per la madre naturale di Atalanta: una donna che aveva capito e immaginava già prima, e che si è lasciata portare via una figlia.

    Poi, la freccia di Diana. Un’arma è un prodotto dell’intelligenza, quindi della cultura. E’ pensiero applicato alla materia, è presa di distanza tra noi e ciò che vogliamo. Atalanta ha sempre cacciato come l’orsa le ha insegnato. Con le mani, le unghie, con i denti. Con il contatto corpo a corpo. Questo è il momento fulminante in cui la freccia dell’adolescenza passa vicino a lei e sancisce la fine della vita vissuta in completa aderenza con le cose e con una mamma. La freccia è intenzione, bellezza e pericolo. E’ l’età veloce che si sta aprendo per lei.

    E siccome diventa adolescente, si distingue e si distacca da ciò che l’ha cresciuta e  lascia mamma orsa senza nemmeno tornare a salutarla. E’ una chiamata. Costruita in modo magistrale da Rodari. Prima l’avvento improvviso, alle spalle, di questa freccia che è un nuovo tempo sconosciuto. Il  panico: Atalanta scopre di poter essere sorpresa, di essere diversa da come si pensava.  Poi quando è faccia a terra, spaventata a morte, la carezza che sente lieve sui capelli. Pericolo e dolcezza, rischio e amore: l’adolescenza è iniziata. Diana in realtà non ha nulla da insegnarle che lei non sappia già: sa già cacciare, sa vivere da sola. Ma la promessa è più specifica: non si tratta di ciò che si sa fare, ma di ciò che si sa di essere. E’ una promessa di identità: farò di te una cacciatrice.

    E’ la costituzione, il riconoscimento e lo sviluppo di un’identità la grande vicenda dell’adolescenza.  Non si tratta di cambiare radicalmente – è e resterà cacciatrice – ma di diventare consapevoli di ciò che si è. Il destino di Atalanta è di scoprire il senso profondo del nome che porta: A-talanta: di egual peso. Ma è soltanto una bambina e il discorso in questo momento le sfugge ancora. 

    Splendido, nella scrittura di Rodari, il cambiamento netto e al tempo stesso invisibile di Atalanta. Accade come di solito per gli adolescenti, i cui cambiamenti sono improvvisi e irrevocabili, enormi e naturali allo stesso tempo. Quando un personaggio cambia in modo così forte non cambia solo lui, cambia tutto il suo modo di configurarsi il mondo, e quindi cambia tutto per noi che vediamo attraverso i suoi occhi. I climi sono più rarefatti, c’è un inedito bisogno di bellezza, di velocità. Rodari la chiama fierezza. La fierezza implica percezione della propria immagine. Prima e dopo la freccia della bellezza, prima e dopo la chiamata ad un’identità, ad una consapevolezza. Prima e dopo la presa di distanza dalle cose dagli altri e persino da se stessi. Dal tempo del corpo che sei a quello del corpo che hai.  Prima ci stavi dentro e lo abitavi, ora lo guardi lo plasmi e lo giudichi.

    Atalanta è ufficialmente teenager.  

(continua)

    

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  1. Il paziente X, 17 anni, è seduto in sala d’attesa. È venuto accompagnato dalla madre, come sempre negli ultimi tempi. Fino a qualche mese fa era un adolescente normale, un ragazzo carino, assolutamente nella media. Poi, all’improvviso, ha cominciato a delirare. Portato in ospedale è risultato ‘pulito’ da eventuali sostanze stupefacenti che potessero essere responsabili del suo stato anche se oggi, purtroppo, spesso non si sa bene neanche cosa cercare. La prima diagnosi è stata: bouffée delirante. Causa: ignota. Successivamente questa diagnosi è stata modificata in : disturbo bipolare. Ovvero un modo per catalogare quello che sta accadendo di cui nessuno sa il come e il perché. Terapia: antipsicotici.
    Il paziente X è seduto tranquillo, non sembra ascoltare il dialogo tra me e un’altra persona. Stiamo facendo dei calcoli matematici e siamo arrivati ad un punto in cui non riusciamo a proseguire con le nostre sole forze mentali. «Prendo la calcolatrice», dico io. «144», dice il paziente X. Io e l’altra persona ci guardiamo, verifichiamo il calcolo e restiamo in silenzio. Il risultato è giusto: 144. Per un attimo penso a film come Rain Man, Risvegli, A Beautiful Mind, agli scritti di Oliver Sacks…
    Il paziente X, 17 anni è seduto di fronte a me e sorride. Ma il suo sguardo è perso dietro la sua freccia.

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