Siamo in autostrada e Maria mi racconta del lavoro che svolge in Argentina. E di un paziente in particolare, uno che ha una storia tutta sua. Lui è un fotografo. Sei anni fa viveva con una donna. Avevano una figlia di quasi due anni. A un certo punto, la madre precipitò in una depressione senza rimedio. Un giorno prese la bambina e la buttò dalla finestra.
La bimba volò giù, ma nel suo tragitto senza speranza un albero la fermò la salvò. La madre della bambina fu ricoverata e diagnosticata, e non è più uscita dagli ospedali psichiatrici. Lui rimase con questo fagottino da crescere. E man mano si sviluppava dentro di lui un’ossessione: ogni giorno fotografava l’albero che aveva salvato la figlia. Lo fece per moltissimo tempo. Ogni foglia, ogni ramo. Di giorno, di notte. Ma non gli bastava. Si mise a studiare quest’albero. Voleva sapere tutto: che pianta fosse, da dove provenisse.
Poi arrivò al dunque. Si trattava di un albero di origine irlandese, la cui radice del nome significa… padre.
Buone vacanze. Buon pensiero. Per me, buon silenzio.
Verrebbe da dire..”incredibile”! Ma poi non è così vero che lo sia….Buone Vacanze giò!!
ma che bella storia.
Liz
grazie giovanni, era proprio quello che cercavo. buon ‘nobile silenzio’
L’Albero Custode.
A volte nella vita sembra di precipitare…poi miracolosamente un “albero” ci accoglie. Chiunque sia quell’albero, diventa un “padre” per noi, padre nel senso di uno che sta all’origine di una nascita o di una rinascita. Perché si può nascere tante volte, e anche rinascere, purché ci si lasci accogliere da braccia e mani (rami e foglie) che ci sembrano estranei, ma che in realtà sono strumenti di una paternità che viene in nostro soccorso. Persino “padri” possono essere i nostri figli, che hanno la forza delle gemme e il profumo dei fiori. Quella madre non ha capito che il suo albero era proprio sua figlia, perché era ed è malata; ma sua figlia, se lei avesse adagiato il proprio cuore sul suo, le avrebbe trasmesso la forza della vita.