Si va a 750 km orari causa un po’ di vento contrario. Chissà se fosse a favore. Comunque ci abbassiamo su Napoli e il tempo si fa livido, nero. Ci comunicano che fuori è freddissimo. Possiamo ammirare la costiera amalfitana. Il mare è verde scuro, gli scogli rosso intenso. E’ di una bellezza da non credere. Dio l’ha creato d’inverno quel mare, poi – siccome l’uomo è un po’ lento a capire – va a farci le ferie in agosto e d’inverno va in in montagna in cerca di guai.
Silvia e Rossella mi aspettano all’aeroporto, e sotto una nevicata con raffiche mi accompagnano fino ad Avellino, dove incontrerò Vernicefresca, una meravigliosa, vitalissima scuola di teatro. Mi ci ha portato Max, facendomi il grande regalo di due giorni di riflessione con dei giovanissimi intorno ad alcuni fondamentali del racconto. Durante il viaggio mi riferiscono di una scuola che cresce nonostante la sordità cronica, grave e volontaria delle istituzioni locali. Fin qui tutto il mondo è paese e Avellino non fa eccezione. Che l’Italia vada avanti per la gente e non per i governanti penso che l’abbiamo capito proprio tutti.
Il gruppo però è formato in modo anomalo. Tredicenni e ventiquattrenni condividono lo stesso corso. Sì, ho capito bene: lo stesso corso. Sono preoccupato per le parole che bisognerà usare. Come si fa a pensare che un ragazzetto delle medie e uno che fa l’università… ma ad Avellino mi accoglie il sorriso di Max, sempre serafico anche quando la situazione non ha niente di rassicurante. Lui ride e scherza, dice di non preoccuparmi e di fidarmi. Fidarmi di che ?
La mattina dopo, primo giorno di lavoro. Alaska conclamata. Ho fatto 800 km per inseguire la neve. Eccoci qui, loro così eterogenei e io anche di più. Dopo quasi un’ora di lavoro fisico mi accorgo che non ci stiamo capendo. Fanno i compiti, niente di più. Comincio a premere un po’. Voglio vedere un branco di squali che viene avanti, invece vedo occhi che vagolano dappertutto. Non c’è una reazione immediata. E’ qualcosa di silenzioso e di graduale. Ma… cresce in modo implacabile. I tredicenni hanno la leggerezza della loro età e la determinazione dei killer. Alla fine diventano un gruppo veramente, gli adulti forse sono un filo più consapevoli.
Inizia la parte di teoria. Una parte sterminata. I killer sono lì davanti a me, i tredicenni come gli altri seguono parola per parola e – cosa che mi lascia letteralmente sbigottito – fanno domande pertinenti, precise e con la ferma determinazione di capire fino in fondo. O sono effetti sconosciuti della diossina, o questo gruppo è il frutto di un lavoro straordinario. La sera al ristorante parlo con Nadia, la fondatrice e il cuore pulsante di Vernicefresca. Nadia ha circa 45 anni, sposata con due figli, uno dei quali è uno dei tredicenni. Benvenuto a Stratford on Avel, mi dice. Tra i monti dell’irpinia serpeggiano un’ironia e un’eleganza che non ti aspetti. Nadia è una donna che conosce tutta l’amarezza e ha deciso che bisogna avere troppa passione per averne abbastanza.
Il picco è per il giorno dopo, secondo e ultimo di lavoro. Affrontare qualche fondamentale sulla costruzione emotiva e psicologica del personaggio. Qualche esercizio un po’ forte, qualche passaggio che so già che sarà delicato. Dico a Max, continuando a non fidarmi: ecco Max, se succederà qualche casino, succederà adesso. Il lavoro chiede la messa in gioco – per forza – della propria emotività e di se stessi. Chiarisco che si tratta solo di una possibilità e che nessuno è costretto a farlo. Sto quasi per chiudere il momento, impaurito dai possibili sviluppi. Mi basta aver spiegato il percorso. Ma Max vuole rompere anche questa barriera. Fa l’esercizio per primo. Buca un muro.
E’ la volta del gruppo. I tredicenni cominciano piano e sembra finire subito male. Qualche lacrima, non è un lavoro facile. Poi sempre di più, tutti uno a uno vogliono passare da questo esercizio. Molti di loro vanno in difficoltà, ognuno di loro finisce contento di averlo fatto. Il gruppo degli adulti si ferma, quasi in osservazione di quel che sta accadendo. Avevo davanti un branco di squali. Alla loro età non sarei stato in grado di fare quello che hanno fatto. Molto raramente mi è capitato di confrontarmi con un gruppo così forte, e comunque mai in contesti scolastici o civili.
La cena dell’ultima sera è quella della stanchezza, ma è una stanchezza così sana che sei felice di sentirla. Poi ci sono Silvia e Rossella che hanno preso in mano quel che Nadia ha fondato, 22 e 24 anni, sorriso da fatine e determinazione da Rambo. Avellino e il suo Comune forse continueranno a non sentire che esiste Vernicefresca. La sordità è l’ostacolo che incontra chi ha qualcosa da dire. L’ostacolo che il personaggio deve affrontare è il rovescio della sua identità. La mattina dopo riparto. L’aereo si stacca da terra e penso sempre che certi giorni siano lenzuola sotto i nostri sogni…
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