
La comunicazione dell’Agenzia delle Entrate non mi dice niente di nuovo. So che nei due anni in cui mi sono ritrovato a cambiare due studi e a smontare e rimontare 3 volte tutte le macchine, a livello di fatturato non ho combinato granché. Anzi, diciamolo. Due anni tragici. Non è possibile, dice l’ometto dell’Agenzia. E’ quel che mi dicevo anche io in quei due anni. Solo che lui per farsene una ragione desidera da me 14.000 euro. E come ha fatto a vivere in quei due anni, mi scusi – prosegue educato e implacabile come un’insetticida. Ho una moglie che lavora e dei genitori che mi hanno aiutato. Sorrisino da ogni volta le stesse cose.
Ma è meglio partire da fuori. Dall’immagine che ho voluto recuperare per questo edit. (Ma chi è l’art che glie l’ha concepita? ) La mano tesa verso di noi di un uomo che non si mostra in viso, il cui abito ci dice appartenenza e status. E poi geniale: Agenzia Entrate in due colori diversi e su piani diversi. Che fa pensare a due toni diversi: Agenzia. Entrate… La mano tesa diventa rapidamente una mano che prende, il viso nascosto non rassicura granché e il gioco è fatto.
Da fuori, dicevo. Il palazzone a Milano sud. Piano terra, gente che litiga con un custode che prima o poi voglio chiamare come comparsa. Il custode ha fatto sue le posizioni dell’Agenzia ed è posto come Caronte a presidio di coloro che hanno accettato l’invito Entrate. Adesso si sta difendendo da una signora che chiede un appuntamento. Ma per la pratica che richiede lei, l’appuntamento nun ccc’è. La signora chiede come sia possibile: quando può sbrigare la questione? Deve venire qua direttamente, come ora. Sì, ma ora davanti alla signora ci sono più di 80 persone. E lei deve venire prima. La signora non si capacita della cosa e bofonchia qualcosa tipo alle sei del mattino qua fuori? E il custode riprende, come in un girone dantesco di eternità ripetute: per la pratica che richiede lei, l’appuntamento nun ccc’è.
Il punto credo sia lo stesso quando sbarco al terzo piano, ufficio dei contraddittori (ma se è vero che non hanno pregiudizi perché li chiamano contraddittori prima ancora di cominciare?) L’ometto che mi tocca in sorte è un ossimoro vivente. Del tipo: uno che si chiamasse Marco Pertica e fosse alto un metro e dieci. Il dottor Pertica ha modi affabili e una giacca pulita come quello dell’immagine senza volto. Ma non è diverso da Caronte là sotto. Anche lui sposa le posizioni senza riuscire a dissociarsi dalle incongruenze che non sono colpa sua. Legge la mole di materiale che gli porto.
C’è dentro di tutto. Documenti che provano i vari disastri negli studi di quei due anni. Un cantiere continuo e un guaio dietro l’altro. Tutto certificato. Pertica annuisce in silenzio. La preda non è facile stavolta. Effettivamente, dice. Bell’avverbio, mi piace. Io poi sa, non è che ci possa far molto. Però mi sento di dire che a fronte della documentazione che ci ha portato si potrebbe andare verso un annullamento. Ma non decido io. Ah, non decide lui. Beh, se vuole decido io, provo a scherzare. Tasso di umorismo dell’Agenzia: zero trasparente.
Il Capo Area. Scandisce, e tace. Ma bisognerà aspettare. Va bene, aspettiamo il Capo Area. Tra una decina di giorni farà sapere se anche lui condivide. Okay. Rieccomi là, dieci giorni dopo. Pertica sorride, è amichevole, dai che forse… Ecco la sua proposta: il loro ufficio ha considerato, valutato, soppesato e ha deciso che ci sono moltissimi elementi che dimostrano la mia impossibilità a lavorare in quel periodo. Tuttavia manca la certezza, in quei documenti, che io non abbia fatto del nero. Mi scusi ma come fa il contribuente a dimostrare che non ha fatto del nero? Venite a casa mia e cercatelo, guardate in banca, fate quello che avete bisogno di fare e se trovate che io abbia rubato, pagherò. Pertica annuisce. Me ne rendo conto. Ah, se ne rende conto: brava persona. E quindi?
Quindi abbiamo pensato di venirle incontro e di ridurre la sanzione amministrativa a 4.000 euro. Che cosa ne dice? In certi momenti divento calmissimo, quando sento che non c’è altra strada da percorrere vado allo scontro con la serenità di chi non ha alternative. Che ci vediamo in commissione tributaria. Non pagherò 4.000 euro perché ho avuto due anni tremendi. E mi sembra di non dire niente di speciale, no? Pertica mi fissa. Che gioco starà facendo questo scarafaggio resistente all’insetticida? Allora si alza e mi dice: mi scusi, mi faccia conferire un momento con il Capo Area. E sparisce.
Non sta via molto, per la verità. Solo qualche minuto. Torna con fare felice, come avesse grandi notizie per me. Si siede e sorride: Va bene, ho parlato con il Capo Area. Facciamo 1.000 ? Di colpo capisco dove mi trovo. Eccomi in piena fiera di Sinigaglia, precipitato in una trattativa di dvd tarocchi con un venditore nero alto due metri e mezzo che sorride. Mercato. Se va bene ne prendiamo 4.000, se il pollo rompe facciamo 1.000 e la chiudiamo lì. Il mio istinto mi dice di rifiutare ancora. Ma il commercialista mi invita a riflettere. In commissione tributaria pare che perdano sempre, questi dell’agenzia delle entrate, quando ci vanno per gli studi di settore come nel mio caso. Però solo di avvocato spenderei di più. E l’Agenzia lo sa. Il commercialista mi convince ad accettare e in fondo glie ne sono grato, perché da solo non credo che avrei preso questa decisione e non sarebbe stata una mossa saggia. Pertica mi sorride come dire: ti è andata bene eh? E questa è la cosa più svilente di tutta l’avventura.
Esco e mentre guido penso che sui giornali pochi giorni orsono hanno dato dell’eroe a Valentino Rossi perché ha ripreso subito a guidare la moto dopo l’incidente. Rossi Valentino l’eroe nazionale, che ha fieramente patteggiato per 35 milioni di euro o giù di lì. Ho deciso. Da oggi ho i miei nuovi idoli. In primis Valentino il patteggiatore fratturato. In sua compagnia, naturalmente, lui. Il Capo Area.
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