Rimango spesso colpito dal blog di Elisabetta Bucciarelli, ma la citazione di questa pagina di Murakami mi ha davvero toccato. Perché la trovo autentica e poetica, di una fatica che tutti, credo, abbiamo prima o dopo sperimentato. La fatica del punto di vista. Di averne uno, di difenderlo, di saperlo cambiare. Di saperlo raccontare.

       “Più che ostacoli da superare, c’è solo una cosa che devo fare: riuscire a vivere con questo involucro che è il mio corpo, e che più sbagliato di così non potrebbe essere. Un compito facile, difficile? Dipende da come lo si guarda. Quello che so è che, anche se ci riuscirò, nessuno penserà che ho fatto qualcosa di importante. Nessuno si alzerà ad applaudirmi commosso.
Immagina un uccello posato su un ramo sottile, (…) il ramo ondeggia al vento che soffia forte.
       E il campo visivo dell’uccello che è lì sopra ondeggia insieme al ramo. (…) Come pensi che possa fare, quell’uccello, a stabilizzare il suo campo visivo? (…) Muove anche lui la testa su e giù cercando di sincronizzarsi abilmente con l’ondeggiare del ramo. Prova, in un giorno di vento forte, a osservare bene gli uccelli. Io li vedo spesso, da questa finestra. Non pensi che debba essere terribilmente stancante una vita così? Sempre ad agitare la testa cercando di adattarsi all’ondeggiare del ramo su cui si è posati?”
 
Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia, Einaudi

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