Un lavoro insolito, per me. Per un’azienda che vuole diventare leader nel suo settore e spera di farcela quest’anno. Si tratta di metaforizzare la cosa con un film di presentazione. Un sorpasso. La scelta cade su un circuito nel pavese, nel quale provano anche le macchine di F1. Il luogo è Vairano di Vidigulfo. Tre case e il circuito. Ci vado insieme al boss dell’agenzia di riferimento, un tipo simpatico, che trova il lato bello delle cose e ha una particolare predilezione per la sfida e l’adrenalina.

Non so molto di auto, per la precisione quasi niente. Ricordo che una sera ero a cena dal mio amico Luigi, moltissimi anni fa, e sua moglie Lella aveva come al solito fatto meraviglie in cucina. Avevo appena cambiato la macchina ed era parcheggiata lì fuori. Un loro amico presente alla cena mi chiese di che colore fosse. Mi sembra… azzurra – dissi. Scoppiò l’ilarità generale ma onestamente non ci avevo guardato bene, poteva essere grigio o verdino.

La mia salvezza è Roberto, il mio direttore della fotografia, il quale guarda sempre il Gran Premio insieme alla sua mamma ottantacinquenne. Naturalmente lui sa tutto di come un gran premio andrebbe ripreso. Ma abbiamo solo un giorno a disposizione, di cui solo mezza giornata sulla pista. Non mi fido, chiedo di fare un sopralluogo prima dello shooting. Eccoci lì a passeggiare, a fare un giro in auto della pista. E’ in mezzo al verde, e intanto che mi guardo la pista non posso non pensare che basterebbero pochi chilometri fuori da quest’inferno decadente di città per stare davvero un po’ meglio.

Mentre passeggio e guardo le curve e mi spiegano le distanze minime a cui si possono tenere le camere, da dietro una pila di pneumatici posti come sicurezza poco fuori la pista, salta fuori una lepre. Si ferma per un momento, a due metri da me. Terrorizzata. Mi guarda e io la guardo con lo stesso stupore. E’ bellissima, ma ho più di una ragione per credere che lei non stia pensando la stessa cosa di me. Difatti è un lampo, uno scatto improvviso e un secondo dopo la sto perdendo all’orizzonte. La vedo filare via a una velocità che non avevo mai visto in natura.

Il direttore di pista mi racconta che una volta stava provando una vettura e gli è saltata fuori la lepre dal prato, in fianco all’auto. Hanno percorso fianco a fianco una parte di rettilineo e ha fatto la prova per vedere a che velocità corresse la bestiola: 75 km/h. Continuiamo i giri di pista e ne saltano fuori altre due, e rimaniamo a guardarle schizzare via, di una bellezza fuori misura, che si fa fatica a seguirle con lo sguardo anche in spazi ampi. Ero venuto per veder correre delle macchine, ma la lepre non me l’aspettavo proprio. Il paradosso di tre persone che camminano in un circuito automobilistico e iniziano a parlare degli animali che vivono in quella zona, del gesto inconcepibile di sparare e dei danni provocati dagli animalisti che – mi dicono – hanno voluto reintrodurre le volpi con il brillante risultato che i fagiani selvatici sono stati sterminati e con la conseguenza che adesso le stesse volpi sono costrette a razzolare nella spazzatura.

Non so, non mi intendo di caccia né di fauna lombarda. Però mentre cammino mi viene in mente che avevo letto in rete una cosetta esilarante sulla lepre. La cerco, la trovo. Eccola qua. Buona lettura.

La lepre corre come un’ossessa in mezzo al bosco, e improvvisamente incontra il cerbiatto sbracato sotto un albero che si fa una canna.
“Che fai, sei matto? Qua in mezzo alla natura, all’aria pulita, ti fai le canne? Dai, alzati e corri con me che ci alleniamo!”
“Hai ragione”, fa il cerbiatto, lascia il mozzicone e si mette a correre con la lepre.
Mentre corrono incontrano la volpe, strafatta di cocaina.
“Pazza! – dice il cerbiatto – siamo qua in mezzo alla natura e sniffi la coca? Vieni a correre con noi, che ti ossigeni i polmoni!”
“Avete proprio ragione”, risponde la volpe e si mette a correre con loro.
Più in giù incontrano il lupo, che sta tagliando un po’ di eroina con la siringa pronta.
“Ma non ti vergogni? Siamo qua in mezzo alla natura e tu ti buchi? – gli fa la volpe – Vieni a correre con noi, che ti ossigeni i polmoni!”
“Ma andate un po’ a quel paese! – risponde il lupo – Possibile che ogni volta che la lepre prende l’ecstasy, ci dobbiamo mettere tutti a correre come scemi nel bosco?!?”

0 risposte

  1. Estate.
    Siedo come ogni giorno su di una grande pietra, a gambe incrociate.
    È pomeriggio. Le cicale cantano la loro canzone di consunzione.
    In genere resto sola per ore, aspettando il tramonto che mi indica che è ora di tornare a casa.
    Ascolto gli alberi chiacchierare, tutto il brulicare del mondo animale.
    Generalmente una farfalla arancione, bianca e marrone si poggia vicino a me. Resta per un po’ e poi va via. E poi ritorna.
    È tutto così noto per me, così familiare, che basta un piccolo movimento, un suono che si intreccia come un filo sgargiante nel tessuto del sottofondo naturale ad attirare la mia attenzione.
    Sento dei passi leggeri avanzare nell’erba.
    Dalla leggerezza deduco che deve essere un gatto. Un animale piccolo e furtivo.
    Immobile, vedo avanzare tra i fili verdi e alti una schiena fulva.
    Poi… la schiena solleva la testa…
    È una volpe!!!
    Mi scappa un «Oh!» di meraviglia.
    La volpe sussulta, mi fissa, tira su una codona volposissima, bellissima.
    È un attimo immobile, poi fugge.
    Peccato.
    Se ci fosse stato con me il Piccolo Principe, chissà…

    Un abbraccio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *