“Un coccodrillo smisurato, mostruoso, divorava tutti i viandanti che tentavano di attraversare un fiume. La sorte gli aveva assegnato, fin dalla nascita, proprio quel posto vicino al guado e lui scrupolosamente adempiva il suo compito di vero coccodrillo.

Eppure, gli procurava amarezza sentir parlare della cattiva reputazione di cui godeva in quei paraggi. Uccelli, pesci, gli riferivano tutte le malignità che si dicevano sul suo conto. In particolare, del coccodrillo si diceva che non conoscesse la verità.

    Quelle chiacchiere lo amareggiavano e gli creavano dei problemi. Ci rifletteva a lungo, immerso quasi totalmente nella melma, mentre i viandanti si facevano sempre più rari.

    Un giorno, in pieno mezzogiorno, vide una donna di una bellezza radiosa venire avanti lungo la riva per guardare il fiume. Con un balzo subito il mostro le si parò davanti, sgocciolante di fango e con le fauci spalancate. Paralizzata dal terrore, la donna si mise a gridare.

“Conosci la verità ?” le chiese il coccodrillo.
“Sì.” Rispose lei.
 “Bene, se mi dici la verità non ti divorerò”.
La donna rispose quasi immediatamente: “La verità è che tu mi divorerai”.

    Allora il coccodrillo sbarrò gli occhi e spalancò un attimo quel suo lungo muso piatto. E’ vero, infatti, che la verità quando arriva inaspettatamente, lascia un po’ sconcertati, a bocca aperta, con gli occhi spalancati.

    Quando il coccodrillo, scuotendo il muso, si fu ripreso, la donna era già sull’altra sponda.”

Racconto popolare indiano

 

    Per la prima volta il coccodrillo viene meno a se stesso e cambia. E lo fa per lo spiazzamento della verità che qualcuno gli ha detto su di lui. Tra l’altro, nel momento in cui cambia, il coccodrillo rende falsa quella verità, la supera mutando. Ne fa una nuova.  

    Ora la domanda è: i film non cambiano il mondo, questo credo sia assodato. Ma i film possono provocare enormi cambiamenti in noi quando ci dicono la verità su di noi.  E come si fa a dire la verità in un film ? Al momento riesco a concepire solo un aborto di risposta: con l’estrema lentezza, aspettando che emerga in noi il film che abbiamo dentro, quello che ci è dato. Senza cercare storie, senza inventare situazioni divertenti o estreme o bizzarre. Ascoltare quello che risuona e che gira come un sintomo che poi esplode e si conclama in una storia. La prima cosa che posso dire, quindi, è che per dire la verità, ci vuole t-e-m-p-o.

 

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